Solenghi-Govi al Sociale: successo per “Colpi di timone”

E’ possibile “rifare” Gilberto Govi senza rischiare di scivolare nella scimmiottatura? Ce lo chiedevamo in molti qualche anno fa quando Tullio Solenghi aveva annunciato di voler riprendere tutto il teatro del grande attore genovese. Riprenderlo assumendo le sembianze di Govi perché, sosteneva, si tratta ormai di una “maschera” entrata nella storia della nostra cultura.

Nella sua avventura, apparentemente folle, Solenghi aveva trovato subito un appassionato sostenitore in Giuseppe Acquaviva che, sovrintendente del teatro Sociale di Camogli, voleva dedicare parte del cartellone al dialettale e si inventò un Festival dedicato appunto a Govi e alla maschera genovese. Altro sostenitore, Davide Livermore che quando si tratta di affrontare imprese “impossibili” non si sottrae (pensiamo al suo spettacolo su Fantozzi!).

Prima commedia prescelta, tre anni fa, “I maneggi per maritare una figlia”: successo straordinario. Secondo titolo: “Pignasecca e Pignaverde”: altro successo. Infine, in questi giorni, “Colpi di timone”: teatro esaurito, recite aggiunte, successo incontrastato.

Il fatto è che Solenghi-Govi piace non solo ai liguri, ma a tutta Italia: non a caso la compagnia gira i teatri della penisola facendo il tutto esaurito.

“Colpi di timone”, in scena da venerdì scorso, è forse il capolavoro del repertorio di Govi, la commedia che sul piano drammaturgico propone un intreccio più interessante in equilibrio fra il comico e il patetico. Lo stesso Solenghi ha raccontato che Govi aveva tentato con questo lavoro la strada del drammatico, ma senza fortuna, per cui l’aveva poi trasformata in una commedia brillante. Ma il patetismo è rimasto e affiora pure nel finale che Solenghi ha inserito, una dolcissima preghiera che il vecchio armatore Giovanni Bevilacqua rivolge al futuro nipotino Giovannino, destinato a diventare il suo erede.

Solenghi anche qui veste la maschera di Govi con una naturalezza straordinaria, ne ricalca i gesti, le espressioni, lo fa rivivere in tutte le sue sfumature. Un attento lavoro di ricerca, di approfondimento che regala momenti davvero esilaranti.

Tullio Solenghi con Barbara Moselli

 

Accanto a lui c’è poi una compagnia di tutto rispetto con Barbara Moselli, bravissima nei panni della dolce e servizievole segretaria, Mauro Pirovano felicemente calato nei panni del fidato servitore Pietro, Roberto Alinghieri (che fa anche da aiuto al regista Solenghi) nel ruolo del medico. E poi gli altri, Claudia Benzi, Daniele Corsetti, Stefano Moretti, Aleph Viola, Stefania Pepe, Mirco Toscher, Lorenzo Scarpino. Ogni personaggio ha la sua caratterizzazione sicchè sul palcoscenico sfila una umanità variegata che arricchisce sensibilmente la rappresentazione.

Successo indiscusso, dunque, e felice avvio del Festival che prevede altre commedie goviane affidate a diverse compagnie dialettali: “Impresa trasporti” (18 ottobre), “I maneggi per maritare una figlia” (24 e 26 ottobre), con Max Cavallari (ex-componente del duo “Fichi d’India”) nei panni di Steva, “Gildo Peragallo, ingegnere” (1° e 2 novembre) e la ripresa della produzione di punta dell’anno scorso, “Pignasecca e Pignaverde” (5 dicembre), con Tullio Solenghi e Mauro Pirovano, che chiude il Festival.

Anche questa edizione del Festival è arricchita infine da un ciclo di incontri collaterali; il primo fissato per domani è in realtà doppio: alle ore 17 sarà inaugurata l’installazione scultorea dell’artista Devis Serra, esposta nel foyer per tutta la durata del Festival, composta da quattro grandi maschere in cartapesta che ritraggono Govi in altrettante sue tipiche espressioni e truccature di scena. Alle ore 18, Davide Oneto prenderà spunto dalla figura del protagonista di “Colpi di timone”, l’armatore Giovanni Bevilacqua, per raccontare la storia armatoriale di Camogli, in una conferenza dal titolo “Oltre la risata: i colpi di timone dei naviganti di Camogli”.