Vecchiaia è una parolaccia? E quanta ironia è lecito, o doveroso, applicare alla generale esitazione nell’usarla?
E’ prima domanda che ci pone “Age Pride” di Lidia Ravera, andato in scena al Modena di Sampierdarena il 15 ottobre, per inaugurare il Festival dell’Elleccenzaalfemminile e sostenuto dal Teatro Nazionale e del Comune di Genova come portabandiera di un progetto sui temi della Terza Età.
Abbiamo bisogno di questo sorriso agrodolce dell’autrice, riverberato nell’interpretazione di Alessandra Faiella, che si sintonizza con acume e scioltezza con il violoncello di Chiara Piazza: questi tempi disattenti alla sostanza delle cose, prestano infatti un’attenzione spasmodica e le parole, le rimuovono, tradiscono nei loro confronti una ridicola paura. La censura si avverte, magari a fin a fin di bene, in molti siti istituzionale della politica e della comunicazione, e il marketing va su questa scia, nel timore di non offendere il cliente. Vedi le divertenti battute dello spettacolo sui “viaggi silver”, proposti ai “diversamente giovani”. Ribelliamoci, dice Alessandra Faiella convinta che le parole siano pietre ma che vadano meglio a segno se lanciate con garbo. “Age pride” ha momenti di happening nei quali si chiedono commenti su questo tema al pubblico maschile , come è giusto. E anche queste parentesi si sintonizzano bene con i tempi comici calibrati dalla regista Emanuela Giordano.
Alla fine la platea si congeda rasserenata, se non ancora completamente inorgoglita. Ha molti spunti sulla via di casa, per abbandonarsi ad altre considerazioni, a chiose personali.

Per esempio, strada facendo attraverso gli eventi della manifestazione così avviata, si potrebbe perfino rileggere il “De Senectute”. Dovremmo pensare però, per giustificare la difficoltà , soprattutto femminile, di recuperare questo necessario orgoglio, che Cicerone elenca tra i “rimedi” all’emarginazione e al senso di depressione e inadeguatezza , sia l’agricoltura sia le attività intellettuali, alle quali poche donne avevano accesso . Oggi non è più così ma, anche ai nostri giorni, molte reagiscono con pigrizia alla ginnastica del cervello che Lidia Ravera propone come toccasana.
Durante la performance si delinea sullo sfondo l’immagine della donna vecchia che autrice e attrice si erano fatte da bambine, non molto dissimile dalla befana (quando alla vecchiaia si associava la bontà). Anche questo è un input . In caso contrario si poteva anche associarla alla strega. L’immagine della vecchia che la letteratura ha veicolato da secoli è accompagnata da note toccanti, soprattutto romantiche e sentimentali, ma abbondano gli esempi di deformazione grottesca: dalle le maschere del teatro antico, ai capelli ispidi e le rughe associati alle mezzane e alle streghe di quello rinascimentale e barocco, da “La Celestina” di Fernando De Rojas a “La vecchia scorticata” di Giovan Battista Basile.Ultimo pensiero a questo proposito sulla via ancora lunga delle manifestazioni legate Age Pride ; per amore della letteratura dell’arte , della storia e dello spirito critico, (come del resto, proprio nella sua regia de “La vecchia scortecata” Emma Dante insegna) contestualizziamo e “ spieghiamo” senza censurarla come invece fanno tante editrici all’estero anche nei confronti degli uomini. Questo non è orgoglio.
