Attualità di Orestea

E’ giusto condannare Oreste, reo confesso di aver ucciso la madre per vendicare l’assassinio del padre da parte della stessa madre? Le Erinni, assetate di vendetta lo vogliono colpevole, Apollo lo difende. E per dirimere la contesa, Atena convoca un tribunale con una giuria popolare di ateniesi giusti. Sarà il primo processo della storia. In Orestea, Eschilo ci lascia uno straordinario documento letterario di una sconvolgente attualità. E Davide Livermore nel metterlo in scena , rispettandone scrupolosamente lo spirito epico ed aulico (amplificato non solo nelle voci, ma anche nei gesti, nella dimensione della narrazione)  ha costruito uno spettacolo che, pur ambientato nel Novecento, parla un linguaggio eterno perché i temi della giustizia, dell’odio, della vendetta, attraversano la storia dell’uomo.

Ieri il Teatro Nazionale ha proposto al Teatro Ivo Chiesa l’intera trilogia in una maratona che iniziata intorno alle 16,30 si è conclusa intorno alle 21,30 con un’oretta di intervallo fra la prima parte (Agamennone) e le altre due (Coefore/Eumenidi).

Un’operazione ambiziosa che ha tuttavia pienamente convinto il pubblico, attentissimo durante tutta la performance e poi generosissimo di applausi al termine.

Lo spettacolo, costruito sulla traduzione di Walter Lapini, è una produzione dello stesso Teatro Nazionale in collaborazione con  INDA, Istituto Nazionale del Dramma Antico.

Agamennone era già stato presentato nei giorni precedenti (e ne avevamo già parlato su questo foglio), Coefore/Eumenidi erano invece al debutto e saranno replicate da domani.

Una scena della tragedia (foto Federico Pitto)

 

Il regista Davide Livermore ha mantenuto naturalmente invariato l’impianto scenico, dominato da una grande sfera rotante sulla quale si proiettano immagini diverse. Ai lati i due musicisti seduti alle tastiere (gli ottimi Diego Mingolla e Stefania Visalli; la musica era di Andrea Chenna) a ricordare che la musica è componente essenziale della tragedia greca e non semplice elemento decorativo. Livermore, come si è detto, ha costruito uno straordinario affresco corale: ha convinto, nella seconda parte, soprattutto la scena iniziale  in cui il coro si divide fra voci cantanti (Cecilia Bernini, Graziana Palazzo e Silvia Piccollo) e voci recitanti (Gaia Aprea, Alice Giraldini, Valentina Viranda) con un bellissimo effetto; ed ha pienamente convinto la grande scena del processo costruita con un ritmo narrativo incalzante di grande efficacia.

Uno spettacolo insomma di forte fascino che Livermore ha curato in tutti i particolari, dai movimenti corali ai costumi, bellissimi, alla scelta musicale. E ancora di prim’ordine il cast con Giuseppe Sartori (Oreste), Anna della Rosa (Elettra), Laura Marinoni (Clitennestra), Sax Nicosia (Agamennone), Stefano Santospago (Egisto), Giancarlo Judica Cordiglia (Apollo), Olivia Manescalchi (Atena) e tutti gli altri: Gabriele Crisafulli, Maria Grazia Solano, Nicoletta Cifariello, Maria Lalla Fernandez, Marcello Gravina, Turi Moricca, Bianca Mei.

Finale con gli artisti in scena a cantare Heroes di David Bowie, mentre sulla sfera scorrono immagini di tragedie del nostro tempo, alcune risolte, altre irrisolte.