Multe & tifo: quando la legge non è uguale per tutti

Questa è una riflessione che riguarda il mondo culturale in una accezione un po’ più ampia rispetto a quella in genere affrontata su questo giornale. E parte da un episodio accaduto allo scrivente.

Alcune settimane fa uscito da teatro e recuperata l’auto mi sono accorto che un fanale non si accendeva; le luci di posizione erano regolari per cui ho ritenuto di poter rincasare senza difficoltà in quanto l’auto era ben visibile nonostante l’ora notturna.

Non dello stesso parere era però la pattuglia della polizia locale che in circonvallazione al mare mi ha fermato: mi ha contestato il faro, ho risposto che sì era spento ma le altre luci erano funzionanti, era mezzanotte e quindi stavo solo cercando di rincasare, con il proposito di far immediatamente riparare la luce mancante la mattina successiva.

Niente da fare: 60 euro di multa e alla mia educata rimostranza la risposta è stata: “Questa è la democrazia”, equivalente a “La legge è uguale per tutti” o, ancora, per andare indietro nel tempo “Dura lex, sed lex”.

Ho incassato l’osservazione, firmato il verbale e il giorno dopo ho pagato immediatamente la multa e fatto riparare il faro.

L’episodio mi è tornato in mente oggi passando in via Canevari all’uscita dei tifosi dallo stadio: auto posteggiate ovunque, la strada ridotta a malapena a una corsia, motorini sui marciapiedi, tifosi che attraversano o camminano per strada incuranti delle auto. Il problema è che la categoria dei tifosi gode di una impunità particolare che tutti gli altri cittadini non hanno. E allora, va bene multare per un fanale spento, ma si risparmi, per favore, una frase ipocrita come “La legge è uguale per tutti”.