Varata la stagione lirica, chiusa l’impegnativa parentesi del “Premio Paganini”, ieri sera ha preso il via al Carlo Felice anche la stagione sinfonica, undici appuntamenti fino a giugno con alcune bacchette di rilievo sul podio, come Donato Renzetti, Hartmut Haenchen, Christopher Franklin, Diego Fasolis, Federico Maria Sardelli e Lü Jia e alcuni validi solisti come la violinista Francesca Dego e il violoncellista Ettore Pagano.
Lü Jia e Ettore Pagano sono stati gli artefici del successo di ieri sera. Interessante il programma, interamente dedicato alla musica francese.
La produzione musicale d’oltr’alpe fra tardo Ottocento e primo Novecento fu particolarmente articolata: slanci tardoromantici si sovrapponevano alle prime esperienze impressioniste, autori legati alla tradizione si confrontavano con le nuove avanguardie, spesso schierate su posizioni nazionalistiche. Il concerto di ieri sera ha dunque proposto tre fra i maggiori protagonisti della letteratura strumentale di quel periodo.
Jia, direttore di forte tempra, ha aperto con la “Petite Suite” che Debussy compose per pianoforte a quattro mani e che fu poi trascritta per orchestra dal compositore e organista francese Henri Büsser, morto nel 1973 all’età di 101 anni. La sua trascrizione venne eseguita per la prima volta nel 1907, quindi con Debussy ancora vivente.
La lettura è risultata elegante e ben amalgamata nei registri orchestrali.
Poi il virtuosistico e brillante Concerto per violoncello e orchestra di Saint-Saens: una partitura ricca di elementi contrastanti, passaggi di arduo tecnicismo e slanci melodici di ammirevole raffinatezza.

Ettore Pagano, appena ventiduenne, è violoncellista di grande personalità, uno dei giovani talenti italiani più celebrati degli ultimi anni, vincitore del Premio ICMA 2024 e del Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, acclamato in tutto il mondo per la maturità espressiva e la forza comunicativa nonostante l’età. Proprio nell’estate appena trascorsa, Pagano si è fatto apprezzare al Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo.
Il suo bagaglio tecnico è davvero notevole, ha una padronanza dell’arco assoluta. In più ha una sensibilità interpretativa ragguardevole. Una esecuzione insomma, eccellente che Lü Jia sul podio ha assecondato con rigore e buon gusto, ben seguito dall’orchestra positivamente reattiva.
Gli applausi finali sono stati calorosissimi e Pagano ha regalato due bis di particolare difficoltà: “Black run” di Svante Henryson e “Julie” di Mark Summer: lavori nei quali il violoncello è sfruttato in tutte le sue potenzialità dal suono con l’arco ai pizzicati dai colpi dell’archetto sulle corde alle percussioni sulla cassa armonica. Un insieme di soluzioni che Pagano ha restituito con indubbia abilità e gestualità.
Infine la robusta Sinfonia in re minore di Franck. Un capolavoro tardoromantico che guarda a Brahms, in una concezione formale e architettonica, tuttavia originale, per il ricorso alla ciclicità cara a Franck e per l’articolazione in tre soli movimenti. Partitura affascinante che il direttore ha governato con intelligenza, ben seguito dall’orchestra.
Al termine il direttore artistico Federico Pupo salito sul palcoscenico ha voluto premiare il contrabbassista Paolo Zaccarini, al suo ultimo impegno orchestrale e da oggi pensionato. A lui, figura storica dell’orchestra, tutti gli applausi dei colleghi.
