Pienone nella serata di lunedì 25 novembre al Teatro Carlo Felice di Genova per il concerto del violinista Alessandro Quarta con il pianista Giuseppe Magagnino e I Solisti Filarmonici Italiani (Federico Guglielmo primo violino, Alessandro Ferrari violino, Enrico Balboni viola, Luigi Puxeddu violoncello e Amerigo Bernardi violoncello).
In programma The Five Elements (Creazione, Terra, Acqua, Aria, Fuoco, Etere), musiche di Alessandro Quarta. Un’opera chiaroscurale, fatta di contrasti, di una inimmaginabile unione tra energie positive e sentimenti implosivi o di distruzione e di una serie di colpi di scena: non a caso l’aggettivo utilizzato più spesso dalla critica per descriverla è “cinematografica”.
Musica che avvolge, che impasta emozioni, che sollecita i sensi e li accarezza, dando origine più che a un concerto ad una esperienza immersiva e di riflessione su se stessi e su quanto ci circonda, in cui l’uomo ha sicuramente un peso e una incosciente irresponsabilità. Come spiega lo stesso autore si tratta di “Una riflessione e un’assunzione di responsabilità alla quale non possiamo sottrarci: una chiamata per ognuno e ciascuno a sentirsi davvero parte di un pianeta, un mondo di cui avere cura”.
In programma dunque 5 elementi per 6 tracce a partire dall’impulso della Creazione sia essa religiosa o puramente scientifica, ma pur sempre visionaria con una Terra descritta come una anziana signora da un malinconico accordo di do minore. L’Acqua, elemento fondamentale, da goccia si fa flusso incontrollato e vede un viaggio di andata e ritorno a partire dal continente che più fa immaginare quanto sia preziosa: l’Africa. L’Aria è invece il simbolo della libertà, della vitalità di un respiro così come della danza che muove tutto quanto sta sulla terra o intorno ad essa, talmente composita e difficile da descrivere che qui la narrazione si basa su tre accordi eterogenei e su uno sviluppo più composito di diverse frasi (mi minore, sol maggiore, si maggiore). Il Fuoco rintuzza questo moto, lo vira in passione, in tutto quello che facciamo e percepiamo “di pancia”, è agitazione, è forza incontrollabile. A contrasto, come in quadro di Caravaggio, dal buio e dalla violenza di una rincorsa (che sembrerebbe un gran finale) arriva a sorpresa un Etere lunare, trasparente, di fissità, di contemplazione di pura bellezza.
Un’opera al tempo stesso rock, intima, sincera e abilmente costruita, fatta di ingressi e di uscite, unica nel suo genere, rivelatrice di straordinari paesaggi sonori, dalle colte citazioni siano esse ritmo di danza oppure reminiscenze vivaldiane, e altrettanti mondi che dimostrano quanto una evoluzione crossover possa avvicinare il pubblico più largo a rassegne storiche quali la Gog o portare sempre più giovani a teatro. Non sono mancati gli studenti, decisamente ipnotizzati dalla musica e dal bis Etere dedicato a tutte le donne, in una giornata particolarmente significativa per la sensibilizzazione contro la violenza di genere.