Libertà è partecipazione! Parafrasando Gaber, lo spettacolo andato in scena (a porte chiuse) al Teatro Nazionale di Genova il primo di giugno per i festeggiamenti della Repubblica è stato un evento liberatorio e molto partecipato benché in streaming.
«Il teatro è il luogo della militanza. Fa sognare e dona messaggi di speranza e rinascita» aveva detto il direttore Livermore, per spiegare il significato dell’evento “Libertà, Cultura, Civiltà. Dalla Liberazione alla Repubblica” organizzato dall’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Raimondo Ricci”, insieme a Regione Liguria, al Comune di Genova e ovviamente al Teatro Nazionale.
Uno spettacolo potente, a tratti nostalgico e allo stesso tempo
rivoluzionario con le letture di brani tratti dai discorsi di alcuni padri costituenti per voce di Ugo Dighero, Paolo Li Volsi, Barbara Moselli, Pino Petruzzelli e Carla Signoris. Ad accompagnarli il Quintetto d’archi del Teatro Carlo Felice, guidato da Paolo Silvestri, che ha suonato Il canto degli Italiani”. Preludio di una sinergia tra il Teatro Nazionale e il Carlo Felice che sarà sempre più forte e intensa, come anticipato da Claudio Orazi, sovrintendente del Teatro lirico.
Toccanti, poi, le testimonianze del direttore del pronto soccorso dell’Ospedale Galliera Paolo Cremonesi, dell’infermiera dell’Ospedale San Martino Silvia Romano, del volontario della Pubblica Assistenza della Protezione Civile Mino Guido, della addetta alle vendite del supermercato del Terminal Traghetti Sara Papalia, del vice-ispettore della Polizia di Stato Simona Pappalardo e del capo cantiere del nuovo ponte di Genova Renzo Rossi. «Un’occasione per ricordare la storia del Paese, dedicato a chi, in questo 2020, più di tutti ha fatto il proprio dovere lavorando in prima linea per l’emergenza Coronavirus», ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci. Sul palco anche il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti.
“Questo è un cantiere dove si inizia a lavorare dopo un periodo di buio – ha sottolineato il presidente – ed è bello festeggiare nel cantiere dello spettacolo. Il fatto che siamo in un teatro e siamo all’interno di uno spettacolo che sembra un cantiere vuol dire che la Repubblica è un cantiere in continuo divenire: perché libertà, cultura, civiltà non sono cose che si fermano, ma vanno elaborate, nutrite, cambiate. Non è un caso che proprio in due teatri si sono celebrate due date importanti e connesse tra loro: il 25 aprile e, oggi, la festa della Repubblica. Due date collegate perché se non ci fosse stato il 25 aprile non ci sarebbe stato il due giugno”.
Una serata straordinaria che ha regalato un senso di unione e rinascita, dove la cultura si è messa al servizio del ricordo, fra passato e presente.