Francesca Dego, 24 racconti “Tra le note”

Spesso in passato le composizioni musicali venivano pubblicate a gruppi di 3 o multipli: 6, 12, 24. Così abbiamo i 6 Quartetti op. 18 di Beethoven, ma abbiamo anche 6 raccolte di Corelli tutte contenenti 12 composizioni, per non parlare del Clavicembalo ben temperato di Bach e dei Capricci di Paganini.

Francesca Dego, giovane e talentuosa violinista ormai affermatasi a livello internazionale come una delle più belle realtà nell’attuale panorama concertistico, si è ispirata alla tradizione nel suo libro d’esordio (Tra le note, Mondadori editore pagg.202, 17,90 euro)  che si articola in 24 capitoli, citati come altrettante “chiavi di lettura”.

In questi ultimi anni sono diversi i concertisti che hanno provvisoriamente lasciato tastiera, archetto o bacchetta per proporre le loro idee sulla musica: riflessioni filosofiche, brevi storie di forme e di autori ad uso divulgativo, saggi più o meno strutturati, dialoghi sulla produzione musicale analizzata nel nostro contesto sociale e politico. Si possono citare fra gli autori più celebri Bernstein, Barenboim, Brendel, fra i più giovani Beatrice Venezi. Tutti libri da leggere perché ognuno regala qualcosa di interessante che aiuta a capire meglio il mondo musicale in cui ci troviamo.

Quello di Francesca Dego lo segnalo, però, in maniera particolare perché è originale nello stile e nei contenuti.

Francesca Dego in concerto al Carlo Felice (2019)

 

Non è un saggio storico, né semplicemente il diario di una giovane concertista. Ma è tutto insieme, per cui la storia si sviluppa dalla cronaca, da un episodio della vita professionale, ancora breve ma decisamente intensa, dell’autrice. Il primo capitolo (Ouverture) si apre con una poesia scritta dall’autrice a sei anni (“Punto di valore/ era un gran ricco signore. /Abitava in un castello/(a dir poco molto bello!)/ e come guardia per le mura/ aveva assunto Acciaccatura”) e ogni successivo capitolo propone in avvio un pensiero di un artista o di una figura autorevole della storia.

Francesca Dego, dunque, parte dal proprio vissuto (la famiglia, gli studi, un concerto particolare, un incidente occorso in una stazione ferroviaria, il matrimonio con un giovane e affermato direttore, Daniele Rustioni) e passa dal personale al generale con disinvoltura mostrandoci come la musica sia naturale componente non solo della sua vita, ma anche della nostra.

Ricorda i suoi maestri in ambito violinistico, Daniele Gay, Salvatore Accardo, ma anche il suo insegnante di storia della musica Franco Pulcini, ben noto come profondo studioso di Sostakovic: lei, ancora dodicenne e ingenua, ne ignorava gli studi e alla domanda su chi fosse l’autore non amato, fece candidamente il nome dell’insigne artista sovietico suscitando l’ilarità della intera classe di Conservatorio! Al di là dell’incidente iniziale, certo è che Francesca Dego la storia l’ha poi studiata bene perché nel libro si sofferma su forme, autori, stili con attenzione e puntualità, senza mai salire in cattedra, ma mantenendo uno stile conversativo e piacevole, ereditato probabilmente dal padre, giornalista e scrittore. Un libro, insomma, scritto in maniera elegante e fluida che vale proprio la pena leggere e che si rivolge a tutti: a quelli che frequentano le sale da concerto che vi troveranno curiosità e aneddoti gustosi, ma anche a quelli che guardano alla musica “seria” con qualche titubanza e che magari contagiati dall’entusiasmo con cui Francesca Dego racconta la sua e la nostra musica  si decideranno ad avvicinarsi a un “concerto” con maggiore disponibilità d’animo. E non a caso sul retrocopertina figura una delle frasi utilizzate dall’autrice per aprire i capitoli, a firma Pablo Casals: “La musica scaccia l’odio da coloro che sono senza amore. Dà pace a coloro che sono in fermento, consola coloro che piangono”.