L’alleluja intonato dal pubblico con speranza e pudore alla fine del “ Romanzo della Bibbia”, viaggio iniziatico alla ricerca del “Dio dei nostri padri” che vede Aldo Cazzullo e Moni Ovadia in scena al Modena di Genova fino giovedì 24 gennaio e prevede molte altre tappe italiane, è il segnale più evidente che lo spettacolo colpisce nel segno.
Impone una scelta difficile sia al giornalista .-storico che si avvicina dall’esterno al libro, anzi ai libri per antonomasia, a volte con un sorriso laico appena accennato che non è mai distacco sia alla potenza appassionata del cantastorie intellettuale che sembra far salire dalle viscere al cuore brano in ebraico, in spagnolo e inglese .
Sulle note al pianoforte e al violoncello di Giovanna Fornari e su uno sfondo soggiogante di video e disegni tracciati in diretta, i personaggi si stagliano inevitabilmente a fronte di sacrifici. La Creazione con Adamo ed Eva, Noè, Abele e Caino, Abramo , Isacco, Giacobbe, Mosè, Giobbe e i profeti che preconizzano un Giudizio e una Resurrezione, lasciano la voglia di saperne di più su Giosue e Davide, che passano velocemente, su tutti quelli che restano nelle retrovie. Ma aver acceso questa scintilla di curiosità, l’invito ad esplorare senza pregiudizi territori che spesso si conoscono solo per sentito dire, è quello che conta.
C’è di più: Questa avventura spettacolizzata , didattica al punto giusto e calibrata intelligentemente a partire dal titolo che si propone di avvincere in un dialogo che cerca le sue risorse nel teatro non nell’esegesi, cade in uno dei momenti più difficili che la Bibbia abbia conosciuto in millenni di riletture. Quelle del Novecento , la contestazione femminista su Eva costola di Adamo o, sempre a proposito di Eva, la contrapposizione con Lilith sono acqua di rose rispetto ai nuovi fondamentalismi e nuovi dogmi che agitano le Scritture , il sangue del passato scolora a confronto di nuovi pretesti o bersagli che media e social indicano con un’approsimazione sempre più pericolosa Ogni parola va pesata e Cazzullo sa farlo con onestà, senza togliere forza all’emozione.