Filidei e Malher incantano il Carlo Felice

Calorosi e lunghi applausi venerdì sera al Carlo Felice per la prima esecuzione assoluta della nuova versione di Stèle pour Vierne di Francesco Filidei e per i Kindertotenlieder di Mahler.

Dopo un’interessante apertura con la versione orchestrale a cura di André Caplet dei Childrens corner di Debussy, di cui la versione pianistica rimane tuttavia ineguagliabile, Stèle pour Vierne ha incantato il pubblico con la sua straordinaria potenza drammaturgica.

Opera sinfonica eseguita per la prima volta nel 2022 di Filidei – compositore in residence” del nostro Teatro di cui si era ascoltato nel 2021 il balletto Sullessere angeli e del quale il prossimo anno verrà eseguita lopera Il nome della rosa dal romanzo di Umberto Eco – è ispirata a Stèle pour un enfant défunt di Louis Vierne a cui è dedicata e di cui cita alcuni passaggi.

Si tratta di una composizione giocata sulla ricerca delle straordinarie sfaccettature timbriche degli strumenti con effetti sonori di grande intensità quali il vento, il fruscio, il cigolio, lo scricchiolio ed è strutturata su un graduale e coinvolgente climax sonoro in un crescendo e diminuendo fino a tornare all’iniziale rarefazione del discorso musicale in cui la tensione drammatica permane costante.

A dirigere l’orchestra con rigore e grande impegno Leonhard Garms, che due anni fa era salito sul podio del Carlo Felice per dirigere un’altra prima assoluta di Filidei, il travolgente Cantico delle creature (da San Francesco).

Infine, hanno chiuso il programma gli splendidi Kindertotenlieder di Malher, ciclo di cinque Lieder per voce e orchestra su versi di Friedrich Rückert concepiti senza interruzioni e che esplorano con grande pathos il tema della perdita di un figlio. Caratterizzati da un melodismo intenso e da atmosfere cupe e drammatiche con una predominanza di tonalità minori e timbri gravi, sono stati resi con grande espressività da Garms e dalla cantante Hagar Sharvit che ne ha dato un’interpretazione intensa e commovente, con particolari slanci nella tessitura più acuta, registro nel quale emergeva  maggiormente sul vigoroso organico orchestrale.

Grande apprezzamento da parte del – seppur esiguo – pubblico presente.