L’Orchestra Giovanile Paganini: una bella realtà

So bene che non è deontologicamente corretto parlare di un concerto del quale si è fra gli organizzatori. I lettori perdoneranno questa mia debolezza che nasce dall’affetto ormai pluriennale per l’Orchestra Giovanile Paganini, esibitasi ieri sera al Teatro Ivo Chiesa, ospite del Paganini Genova Festival grazie a una collaborazione con il teatro Nazionale e gli Amici del Teatro Carlo Felice. Una gran bella serata seguita da un pubblico più numeroso di quel che ci si attendeva per la paura sempre più alta ad uscire di casa ed esporsi al rischio di contagio. L’Orchestra Giovanile è una realtà del tutto particolare.
Vittorio Marchese, docente di violino al Conservatorio della nostra città, l’ha ricreata alcuni anni fa (un complesso del genere c’era già in epoca precedente sotto la guida di Nevio Zanardi) partendo dai più giovani e promettenti allievi interni per poi allargarne gli orizzonti ad allievi esterni in modo da darne un respiro regionale. A differenza di altre Orchestra giovanili che inevitabilmente nel corso degli anni cambiano i loro componenti pian piano che crescono e li sostituiscono con altri giovanissimi strumentisti, questo complesso è rimasto pressoché immutato nelle sue basi più solide. I componenti sono cresciuti insieme, oggi sono diplomandi o diplomati e il risultato è un’Orchestra professionale: nel suono, nella intonazione, nella coesione interna, nel modo di comportarsi dalle prove alla esecuzione pubblica. Merito naturalmente del direttore Marchese che ha saputo tenere il gruppo negli anni, scegliendo i programmi più appropriati, scaglionandone le esibizioni, facendo un passo dopo l’altro con molta attenzione. E così se nel 2015 l’esibizione alla Sala Nervi in Vaticano davanti a Papa Francesco fu accolta con molto favore come quella di un complesso giovane e assai promettente, ieri al Teatro Ivo Chiesa si è ascoltato un gruppo che quelle promesse le ha mantenute appieno e ha tutte le carte in regola per essere considerato un collettivo di professionisti. Il concerto di ieri per l’Orchestra aveva inoltre un significato particolare: il ritorno all’attività pubblica dopo quasi un anno a causa del lockdown e di tutte le difficoltà insorte nei mesi scorsi per poter trovare sale idonee per provare.

Marchese ha scelto dunque un programma piacevole in parte nuovo in parte già affrontato dal gruppo. Nuovi i due brani con solista. Carola Puppo, primo violoncello dell’orchestra ha eseguito il Concerto per violoncello e archi in re maggiore G 479 di Boccherini, pagina che evidenzia una scrittura virtuosistica per il solista, accompagnato a tratti da due soli violini, in una dimensione, dunque, quasi cameristica. Bell’intonazione e bel suono, la Puppo ha risolto i tre movimenti con autorevolezza, ben assecondata da Marchese e dai colleghi, in primis Yesenia Vicentini e Filippo Bogdanovich, rispettivamente primo violino e primo dei secondi.

La stessa Vicentini ha poi proposto il celebre e delicato Cantabile in re maggiore di Paganini con un’orchestrazione appositamente scritta da uno dei componenti dell’Orchestra, Andrea Piras. Una rilettura sinfonica con lo strumentale impegnato specie nella parte iniziale in maniera alquanto densa. Bel suono, una facilità tecnica notevole la Vicentini è violinista di splendide qualità e lo ha dimostrato regalando un Paganini elegante e duttile.

A completamento del programma Grieg con Due melodie elegiache e la Holberg Suite. Qui si sono potute apprezzare le doti già sottolineate del complesso, spigliato, coeso, vivace e soprattutto raffinato nel suono: si pensi in particolare alla suggestiva Air della Holberg.

Applausi calorosissimi e meritati.