Barock’nroll: quando rock e barocco si incontrano

Di fronte al titolo del concerto di ieri sera “Ritmo folle: Barock’nroll” non si può che rimanere stupiti dall’accostamento di due epoche e due generi estremamente lontani tra loro. D’altronde cosa mai possono avere in comune, se non la fonetica che ne rende la fusione dei nomi così persuasiva? Eppure, se ci si sofferma a riflettere, sono numerose le contaminazioni tra Rock e Barocco: l’attenzione rivolta al movimento e al ritmo, non di rado ripetuto ed ostinato, la passione per la spettacolarità, i virtuosismi, il gusto per l’improvvisazione e la variazione. Non a caso numerosi divi del rock, primi fra tutti i Beatles, sono rimasti affascinati dagli autori del periodo barocco (in primis Bach e Vivaldi), da cui non di rado hanno preso spunto per ritmi e melodie e per la scelta di alcune sonorità. Basti pensare tra i molti esempi a Eleonor Rigby o For no one dei Beatles, a Live and let die di Paul McCarntney, fino alle evidenti citazioni bachiane dei Procul Harum o di Keith Emerson. Altro elemento importante è l’idea del “solo”, episodio in cui uno strumentista predomina sugli altri e può mettere in luce le sue abilità con l’intento di stupire l’ascoltatore: proprio questo ci porta a un parallelismo tra i soli di chitarra dei Led Zeppelin o Jimi Hendrix e i concerti barocchi, in cui uno degli strumenti più usati è invece il violino (emblematiche le celebri Quattro Stagioni di Vivaldi). Proprio quest’ultimo fatto rende inoltre ragione della coproduzione del concerto di ieri tra il Festival Le vie del Barocco e il Paganini Genova Festival: si è andati infatti alle radici della scuola violinistica e dei primi virtuosismi, che fanno di Vivaldi e Tartini dei precursori del genio paganiniano. In particolare, durante l’esecuzione della Sonata per violino solo in sol maggior di Tartini è stato immediato il parallelismo con gli altri capolavori per violino solo, tra cui naturalmente hanno una posizione di rilievo i capricci di Paganini.

È doveroso precisare subito però che il programma del concerto non era incentrato sul violino, bensì sull’idea del virtuosismo in generale, e su un equilibrato coprotagonismo di tutti e quattro i membri dell’ensemble “Barocco italiano”: Stefano Bagliano (flautista e direttore, tra i virtuosi del flauto dolce più  considerati a livello nazionale ed internazionale, nonché direttore artistico del Festival Le vie del Barocco), Gabriele Bellu (violinista, molto attivo sia ambito orchestrale che cameristico e docente di violino al conservatorio di Adria) , Claude Haury (poliedrico violoncellista attivo come solista e in gruppi da camera, oltre che insegnante presso il Conservatorio della Svizzera Italiana)  e Corrado Greco (pianista e clavicembalista, anch’egli solista e camerista e docente presso il Conservatorio di Milano). Ognuno di loro nel corso della serata si è potuto esibire in interventi solistici, in particolare nei 3 frizzanti concerti da camera di Vivaldi, composizioni poco note al grande pubblico e caratterizzate da tre tempi (primo e il terzo veloci e ritmati, il secondo più lento e cantabile). In programma poi anche due sonate, una per violino solo (la già citata sonata in sol maggiore di Tartini) e una per violoncello e basso continuo (la sonata in mi minore RV 40 di Vivaldi), e per concludere un brano d’effetto quale è la triosonata “La Follia” RV 63 di Vivaldi, nella versione in sol minore per flauto, violino e basso continuo. Gli esecutori hanno saputo realizzare interpretazioni mirabili di tutte le composizioni, dando prova di avere, oltre a indiscutibili capacità musicali e tecniche, anche una grande intesa tra di loro nei momenti d’insieme. Alla riuscita del concerto ha inoltre contribuito l’acustica eccellente della Chiesa del Monastero di Santa Chiara, un vero e proprio gioiello della nostra città, i cui meravigliosi affreschi ben si armonizzavano con l’alta qualità della musica.