Grande inaugurazione ieri sera della 62ª edizione del Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo nella straordinaria cornice della piazzetta dei Corallini. Ad aprire il cartellone all’insegna della parola e della riflessione è stato il celebre psicoanalista Massimo Recalcati, che in veste di scrittore ha proposto uno spettacolo fra prosa e musica, “La forza del desiderio”, ispirato al suo primo romanzo, “Amen”. Con lui in scena hanno collaborato l’attrice Elena Andreoli, voce recitante, e i musicisti Alberto Traverso, Carlos Eduardo Zarattini e Tony Berchmans, musiche di scena. A fare gli onori di casa il sindaco di Cervo, Lina Cha, il consigliere delegato alla Cultura, Walter Norzi, e il presidente della commissione artistica del festival, Roberto Iovino.
«Sin da ragazzo, da quando avevo vent’anni, volevo scrivere di teatro – ha raccontato Recalcati – Ero un vero appassionato di teatro, mangiavo pane e teatro. Poi, come spesso accade nella vita, ci sono stati incontri che hanno deviato questa mia vocazione. Durante il primo lockdown ho cominciato a scrivere un testo. Mentre scrivevo attorno c’era la morte. Come direbbe il grande pittore Rothko, quando si fa arte o si parla della vita e della morte o è meglio non farla. Amen è la parola che consacra la possibilità che la vita possa esistere anche dove è la morte, che la morte non possa essere l’ultima parola sulla vita. Amen vuol dire “così sia”, “che sia così”, che la vita sia viva, che la morte non sia l’ultima parola sulla vita».

In apertura Recalcati ha tenuto una lectio magistralis sul senso della vita e della morte, che si trasforma in un inno alla vita stessa: a partire dai passi della Bibbia e della straordinaria figura di Gesù fino a raccontare stralci autobiografici di particolare importanza per la sua profonda riflessione. A seguire Elena Andreoli ha interpretato tre monologhi tratti da “Amen”, – il soldato, la madre, Enne – introdotti dall’autore.
Nel testo di Recalcati riflessioni e paure sul proprio futuro si intrecciano: che cosa rende possibile la resistenza della vita di fronte alle avversità e alla morte? Lo scrittore psicanalista ha raccontato la sua esperienza di neonato prematuro e di come la forza del desiderio può farci rialzare anche quando tutto sembra perduto. Ha parlato poi di un’esistenza sul confine tra la vita e la morte, tra battesimo ed estrema unzione. Della nuda fede di una madre verso il battito del cuore del figlio. Di un vecchio soldato, sopravvissuto alla guerra, che insegna la forza del passo nella neve. Sullo sfondo i ricordi di una vita e la presenza incombente della fine. Una preghiera nel nome della vita che non vuole morire. Non è importante quanto lunga sia la vita, ma quanto sia capace di allargare il suo orizzonte e come possa diventare generativa, capace di frutto e di gratitudine, ed eterna, non corrotta dalla morte.

Particolarmente intensa e drammatica la lettura di Elena Adreoli, amplificata dal sottofondo musicale di Zarattini e Berchmans che si sposava perfettamente alle parole del testo. Prolungati gli applausi finali da parte del folto pubblico presente.
