Paganini che non ripete, Paganini che suona nei cimiteri, Paganini che suona su una corda sola, Paganini che ha fatto il patto con il diavolo. Il grande violinista e compositore genovese, come è noto, è stato senza dubbio l’artista più chiacchierato della storia. Intorno a lui sono nate leggende, dicerie, amplificate da scrittori fantasiosi. Un cumulo di fantasie che ancora oggi tende a offuscare la vera personalità di Paganini e alimenta film (dall’inguardabile Paganini di Klaus Kinski al più recente e un po’ meno scandaloso Violinista del diavolo di David Garrett), testi teatrali e romanzi.
Nelle scorse settimane è uscito edito da Aliberti (in formato cartaceo e in ebook) L’ultimo segreto di Paganini, un thriller storico scritto da Davide Lazzeri, medico chirurgo alla sua prima esperienza di romanziere.
Alla base della trama, il ritrovamento di una melodia che Paganini avrebbe improvvisato il giorno della sua morte, prima di accasciarsi definitivamente in letto, alla presenza del suo unico allievo Camillo Sivori; quella melodia prontamente trascritta da Sivori e finita fra le sue carte, torna alla luce improvvisamente ai giorni nostri nella soffitta di una casa genovese e innesca una serie di orrendi delitti fra Genova, Parigi, Madrid e altre città: giovani violinisti fatti a pezzi, ricercatori spariti, un docente del Conservatorio “Paganini” di Genova strangolato (con qualche preoccupazione per lo scrivente che si è in parte ritrovato nella descrizione del malcapitato!). Coinvolti studiosi, ex nazisti, medici, violinisti, poliziotti in un susseguirsi di eventi catastrofici fino al finale che naturalmente non raccontiamo per non rovinare ai possibili lettori il piacere della scoperta.
Lazzeri costruisce un meccanismo narrativo interessante (anche se a tratti un po’ dispersivo) inserendo qua e là (con una differenziazione grafica) brevi capitoli ambientati al tempo di Paganini per fissarne alcuni momenti biografici importanti. Il ritmo è incalzante e la scrittura fluida: potrebbe diventare lo spunto per una buona sceneggiatura cinematografica. Nella postfazione, l’autore sottolinea anche la sua attenzione al rigore storico (naturalmente con quelle doverose elasticità richieste da un romanzo che non vuole essere una biografia critica) e indica testi di riferimento come la sempre valida biografia di Edward Neill (Paganini, il cavaliere filarmonico) o quella più recente e altrettanto affidabile di Danilo Prefumo (Paganini). E’ tuttavia proprio la parte musicale che denota qualche debolezza con errori evitabili (ad esempio Schubert, morto nel 1828, che nel 1829 assiste al concerto di Paganini a Berlino o il nome dell’editore Ricordi) e soprattutto con qualche difficoltà nella terminologia musicale.