“Leggere non serve a niente”: amori e provocazioni nel romanzo “Maschi e murmaski” di Chiara Bongiovanni

Gli orrori degli allevamenti di animali da pelliccia, come quelli del cosiddetto cane-procione, il murmasky, un amore apparentemente impossibile, la crisi dei negozi indipendenti, misteri, un cervellone cioè Simon e un personaggio femminile principale, Babette, a metà tra l’ingenuo e la bellezza stucchevole da fumetto manga che vive con un riccio nel cassetto della biancheria sono alcuni dei punti irresistibili di un romanzo da leggere tutto di un fiato. Si intitola “Maschi e murmaski”, di Chiara Bongiovanni, ed è edito da Feltrinelli.

Etico per i valori sottesi, non solo ricordando le battaglie forse della Animal Equality, ma anche per la denuncia degli estremismi d’ogni sorta grazie al lucido sguardo del biologo di successo a più riprese, per l’accettazione dell’amore in ogni sua forma, per le bizzarrie sane della Claudine et les chats, la libreria più anticonvenzionale di Parigi, dove nulla è mai scontato, a partire dal motto: “Leggere non serve a niente”.

Serve eccome ovviamente, ma come spiega la proprietaria del “tempio” madame Albertine nelle righe dei primi capitoli  se le parole restano impresse sulle pagine non possono cambiare nulla, solo se smuovono qualcosa dentro di noi, se le facciamo nostre, se cambiamo direzione, se ci rendiamo conto del messaggio che può farci “svoltare”  saranno davvero efficaci. E non solo un gioco della mente, un esercizio spirituale.

Freddo e distante, lui. Impulsiva e passionale, Babette. Sembra l’inizio di un romanzo ottocentesco, ma Simon è un biologo favorevole alla sperimentazione animale, mentre Babette raccoglie firme contro la vivisezione e finisce all’ospedale insanguinata per scardinare i cancelli di un allevamento clandestino di murmaski.

Tante le citazioni, i riferimenti colti, le sorprese, come  le digressioni sulla Persia e sull’ayatollah Khomeini.

Resta il sapore del romanticismo più spinto, ma anche ragionato, perché come la vera via di Kafka, “passa per una corda che non è tesa in alto, ma appena al di sopra del suolo. Sembra destinata a far inciampare più che a essere percorsa”.

L’autrice Chiara Bongiovanni è laureata in Storia del Teatro e ha al suo attivo un dottorato in Letteratura francese. Ha abitato a Parigi e ha tradotto numerosi testi di saggistica. Da quando è tornata in Italia, insegna italiano e storia. Collabora regolarmente col mensile “l’indice dei libri del mese”. Ama i porcospini, i fumetti e Billu Wilder. Vive a Torino.