Nel cinquantesimo anniversario della morte di Igor Stravinskij, il Nervi Music Ballet Festival ha dedicato, ieri sera, al grande compositore russo un articolato spettacolo dal titolo “Stravinskij’s love” prodotto dalla Daniele Cipriani Entertainment con il Carlo Felice. La serata , ripresa dalla Rai, ha coinvolto un cast di primo livello: Vladimir Derevianko ha vestito i panni del compositore russo cui era affidato una sorta di filo narrativo per collegare i diversi brani in programma. Le esecuzioni musicali dal vivo hanno avuto eccellenti interpreti nella violinista Simone Lamsma, e nei pianisti Beatrice Rana e Massimo Spada. I ballerini principali provenivano da alcune delle più importanti compagnie internazionali: Sergio Bernal (già Compagnia Nazionale di Spagna), Ashley Bouder (New York City Ballet), Jacopo Bellussi e Alessandro Frola (Hamburg Ballet), Davide Dato (Opera di Vienna), Simone Repete e Sasha Riva (Teatro di Ginevra).

La musica – Un percorso a ritroso nel suo geniale teatro
di Roberto Iovino
Per lungo tempo il primo Novecento europeo, sulla scia dell’interpretazione formulata da Adorno è stato criticamente impostato sulla contrapposizione fra Schoenberg e Stravinskij. Se oggi tale lettura può apparire riduttiva e superata (molte altre esperienze concorsero a definire i caratteri del secolo ormai tramontato, basti pensare a Bartok), rimane il fatto che Schoenberg e Stravinskij hanno lucidamente interpretato il loro tempo in maniera autonoma e geniale indicando due vie fondamentali alle generazioni successive.
In particolare, il compositore russo, con la sua lunga attività, ha attraversato buona parte del Novecento mostrando una ininterrotta curiosità intellettuale che gli ha fatto vivere da protagonista diverse esperienze stilistiche.
Il programma di ieri sera ha offerto un interessante viaggio indietro nella sua produzione, attraverso trascrizioni pedr violino, violino e pianoforte, pianoforte delle sue originali partiture orchestrali.
Si è partiti dalla fase neoclassica collocabile temporalmente nel periodo successivo alla prima guerra mondiale che rappresentò per Stravinskij, un momento di riflessione che si tradusse in una nuova fase creativa. Con il balletto Pulcinella e l’opera buffa Mavra il compositore russo approdò al cosiddetto neoclassicismo che ebbe il suo momento culminante nella straordinaria
opera-oratorio Oedipus rex (1927) per la quale il compositore collaborò con Cocteau che aveva riletto la tragedia di Sofocle con esiti originali. La Suite Italienne da Pulcinella, esecuzione eccellente del duo violino-pianoforte Lamsma-Spada rivela tutta la freschezza inventiva del compositore abile ad attingere a moduli del passato reinterpretandoli alla luce della propria sensibilità moderna. Poi con le tre danze da L’Histoire du soldat si è toccato un momento fondamentale del percorso artistico stravinskiano, legato all’esplorazione di un nuovo concetto di teatro da camera, costruito su organici ridotti e giocato, in chiave antiwagneriana, sulla separazione degli elementi espressivo-narrativi. La violinista Lamsma ha risolto con indubbia abilità tecnica le tre pagine che mostrano un autore attento a cogliere anche gli echi di quelle atmosfere d’oltreoceano (jazz, ritmi sincopati) sempre più affascinanti per i compositori europei.
Dopo un Divertimento da Il bacio della fata, omaggio di Stravinskij a Cajkovskij, si è tornati decisamente indietro con tre capolavori che hanno spalancato al compositore russo le porte della celebrità e della sua preziosa collaborazione con l’impresario Diaghilev. Se nell’Uccello di fuoco (di cui si è ascoltata la Berceuse in una registrazione diretta dallo stesso autore) il debito nei confronti del suo maestro Rimski-Korsakov sono ancora evidenti, con i successivi balletti, Petrouchka (al pianoforte Beatrice Rana) e soprattutto La sagra della primavera, il ciclone Stravinskij si abbattè sul pur vivace ambiente parigino facendo capire che la musica aveva ormai imboccato una strada nuova, il concetto romantico di bello era superato, negato da una partitura di sorprendente aggressività ritmica e armonica, sostenuta da un’orchestra poderosa e dalla timbrica opprimente.
Ieri La sagra è stata proposta in una versione per pianoforte a quattro mani che preserva la vitalità armonica e ritmica, ma non può evidentemente restituire il fascino di una orchestrazione davvero rivoluzionaria. Magistrale e davvero ammirevole, comunque, la lettura, affidata al duo Rana-Spada che hanno confermato le loro doti tecniche e interpretative, ottenendo al termine strepitosi applausi.

La danza: un omaggio fra luci ed ombre
di Francesca Camponero
Serata particolare quella di ieri sera a Nervi che ha visto uniti sul palco musica e danza. Quest’affermazione potrebbe sembrare strana, ma non sempre accade questo. Il più delle volte i ballerini sono gli unici ad avere il possesso del palcoscenico lasciando i musicisti nella buca dell’orchestra o, quando va peggio, la danza viene eseguita su musica registrata. Be’ Daniele Cipriani da tempo ha capito l’importanza di unire anche visivamente queste due forme d’arte e così anche lo spettacolo in omaggio al 50° anniversario della morte di Igor Stravinsky in prima assoluta al Nervi Music Ballet Festival 2021 ha offerto al pubblico questa nuova forma di esibizione.
In questa fortunata operazione però esiste sempre un rischio: che la musica sovrasti la danza non solo sonoramente ma anche visivamente quando la danza non viene fuori come dovrebbe, ovvero che vengano presentate coreografie deboli che non riescano a prendere la scena. Ieri sera dei sei brani presentati qualcuno ha avuto questa sorte.
Ma preferiamo porre l’accento sul meglio che la produzione realizzata dalla Fondazione Teatro Carlo Felice per il Nervi Music Ballet Festival 2021, con il patrocinio della Fondation Igor Stravinsky presieduta da Marie Stravinsky, ci ha offerto.
Una serata che prevedeva anche una parte recitata che ha riportato in scena l’étoile internazionale Vladimir Derevianko, già primo ballerino del Bolshoi di Mosca, nel ruolo inconsueto dell’attore. Derevianko infatti ha impersonato Igor Stravinsky. E con i suoi natii accenti russi, ha fatto un excursus sulla carriera del compositore russo rievocando ricordi e aneddoti, molti dei quali legati al periodo dei Ballets Russes. In questo viaggio virtuale ( la cui sceneggiatura porta la firma di Vittorio Sabadin) abbiamo ritrovato Picasso, Diaghilev, Nijinsky e Balanchine, descritti amorevolmente da chi li aveva conosciuti molto bene. Bravo, anzi bravissimo Derevianko, garbato ed elegante come sempre, ha tenuto con maestria le redini dello spettacolo, cattivandosi la simpatia di tutti.
La danza è stata veramente protagonista nel nuovo balletto firmato da John Neumeier su Divertimento, brano per violino e pianoforte tratto da Le baiser de la fée, il balletto composto da Igor Stravinsky in omaggio a Pyotr Ciaikovsky. Non a caso il lavoro del coreografo americano s’intitola Peter and Igor ed è stato creato per Jacopo Bellussi e Alessandro Frola dello Hamburg Ballet che lo hanno interpretato a Nervi pochi giorni dopo la prima mondiale (27 giugno) al Nijinsky Gala di Amburgo. La coreografia è un brano astratto ed esamina l’ispirazione che Ciaikovsky ha dato a Stravinsky per la musica da balletto. Quello che vediamo attraverso la danza è la relazione immaginaria fra i due letta dal coreografo come quella fra due fratelli che non sempre si capiscono, ma si amano, rispettano e si apprezzano vicendevolmente. Ottimi i due danzatori dell’Hamburg Ballet in cui oltre all’ineccepibile tecnica si apprezza la capacità intepretativa che fa percepire nel brano quella rabbia e frustrazione, che può esistere in una vera relazione umana tra due fratelli.
Altrettanto riuscito il piccolo brano di due minuti e mezzo da Petrushka, nella versione originale di Michel Fokine, ripresa da Riccardo di Cosmo. Susanna Elviretti (la Ballerina), Mattia Tortora (Petrushka) e Tommaso Beneventi ( il Moro) sono stati perfetti , in una coreografia che ha fatto la storia della danza e per quello, tornando al discorso di prima, si è guadagnata la scena anche se sul palco dominava la musica di Beatrice Rana al pianoforte.
Scena che malgrado la sua grande bravura ed il suo indiscusso talento non ha potuto reggere da solo l’étoile dell’Opera di Vienna Davide Dato nella versione originale per pianoforte a quattro mani de Le Sacre du Printemps. L’assolo di 32 minuti richiede molta forza e resistenza, tenere il palco così a lungo non è facile per un ballerino, ma Dato ha retto perfettamente in questo senso. Anche perchè la musica dà un’energia incredibile. Questo pezzo, creato da Uwe Scholz poco prima della sua tragica morte prematura, riflette sulla sua vita: la sua devozione per quest’arte. Resta il fatto che la partitura era stata concepita da Stavinsky e Diaghilev per l’intero organico dei Ballets Russes e la mancanza di coralità è evidente.