La Petite Messe Solennelle, il mirabile peccato di vecchiaia di Rossini

Ieri sera, al Teatro Carlo Felice, abbiamo ascoltato la Petite Messe Solennelle (per soli, coro, due pianoforti e harmonium) di Gioacchino Rossini nella sua prima versione composta a Passy nel 1863 ed eseguita per la prima volta in una villa privata il 14 marzo del 1864.

La Petite Messe Solennelle è contenuta in quella serie di composizioni che Rossini scrisse dopo l’abbandono della scena lirica con il Guglielmo Tell e che chiamò “Pechés de vieillesse” ed è l’ultima composizione scritta cinque anni prima della morte per cui, da molti, viene considerata il suo testamento spirituale.

L’esecuzione  era affidata alla direzione di Francesco Alibberti, da tre anni alla guida del Coro del Teatro. Solisti erano Barbara Bargnesi (soprano), Carlotta Vichi (mezzo-soprano), Manuel Pierattelli (tenore) e Davide Giangiorgio, basso. La sezione strumentale era invece affidata a Sirio Restani e Letizia Poltini (pianoforti) e Parizia Priarone (harmonium),

Aliberti, di cui conosciamo la capacità preparatoria e interpretativa, ha saputo tirare le fila degli interpreti in modo egregio e i solisti, tanto alle tastiere come le voci si sono rivelati tutti perfettamente adeguati al compito assegnato.

A mio avviso, il principale interprete del bellissimo brano è stato il nostro meraviglioso Coro che ha interpretato i brani con una particolare sensibilità necessaria per la qualità della partitura e con dei pianissimi filati che parevano provenienti dal cielo (si pensi all’Agnus Dei).

E’ stata una bellissima serata, purtroppo, come accade spesso con poco pubblico, ma il responso di chi era presente è stato unanimemente positivo.

Dobbiamo essere grati al Sovrintendente Claudio Orazi e al Direttore Artistico Pierangelo Conte per aver programmato una serie di otto concerti dedicati al coro che hanno consentito al pubblico di conoscere ed apprezzare la compagine vocale del Teatro, al di fuori della consueta programmazione lirica.