“Ernesto e la foto”, nuovo gioiello letterario della firma Giorgio Ansaldo

Dopo la Fiera del Libro di Torino, prima presentazione genovese alla sala eventi gestita da Massimo Villa de laFeltrinelli di Genova per “Ernesto e la foto” di Giorgio Ansaldo, noto scrittore e attore che, con tutta l’umiltà dei grandi, si definisce “grande appassionato di letteratura italiana e straniera”.

Questo volume , parte della collana Libera Mente di Robin Edizioni, completa i precedenti “Aldino” (2018), “Ginevra e gli altri” (2019), ma può essere letto singolarmente, con estrema gratificazione, oserei aggiungere.

Tra le oltre 370 pagine si corre principalmente sul doppio binario Genova-Roma, in modo non scontato, scoprendo l’anima dei luoghi nella Superba e rivelando il lato della capitale fatale, l’ambiente a volte truce  del mondo dello spettacolo, di una “caciara” che può prendere pieghe ombrose, ciniche, pose strategiche e contorni indefiniti. Di Genova le stradine strette capaci di aprirsi su inaspettate piazzette, il luccicante Acquario con le lettere cubitali che forse stonano dallo scorcio in cui primeggia il gigantesco Galeone, il mitico Teatro della Corte, il concerto natalizio del Coro  del Monte Cauriol al Teatro Margherita, piazza Caricamento (identificata da noi tutti di periferia come l’arrivo in centro a Genova), la libreria Bozzi di via Cairoli,  i Parchi di Nervi,  ma anche la surreale prima domenica di austerity del 2 dicembre 1973, così simile al periodo del lockdown, per certi versi…

Protagonista , seppur di pretesto per riallacciarsi su molte figure dei due romanzi precedenti, Ernesto, fotografo specializzato per “Case e Giardini”, un mensile poco venduto, ma molto chic, che resta ammaliato da una foto e si butta a capofitto in una ricerca degna del giornalismo più raffinato, quello che oggi forse, è definitivamente tramontato col sorgere dell’improvvisarsi comunicatori a tutti i livelli e delle paghe da fame.  Tante le domande che il testo, scritto magistralmente, solletica, dalla ricerca dell’amore di un venticinquenne a tratti ingenuo sino alla ricerca della vocazione professionale. Già, perché molti artisti dicono semplicemente: “ho cominciato per caso”, ma il destino è da riservarsi a ben altri passaggi esistenziali. Meglio, come tra le pagine del libro,  affidarsi alla citazione stanislavskijana per cui “Recitare consiste solamente nel rispondere alla battuta del collega”. 

Giorgio Ansaldo alla Feltrinelli presentato da Paolo Torre, Elisabetta Valerio e Gabriella Zurli
Giorgio Ansaldo per “Ernesto e la foto” alla Feltrinelli presentato da Paolo Torre, Elisabetta Valerio e Gabriella Zurli

 

Storie di carriere appassionate, tra alti e bassi, che sanno conquistare proprio per questo: la felicità è sempre un po’ banale da raccontare.  Lo stesso dicasi per l’Amore e gli amori, con tutta la saudade degli “incerti passi di chi s’allontana”, domandandosi se più si rimpiange la persona in se stessa o la vita che si tentava di intraprendere. Forse entrambe.

Ecco accendersi nuovamente una delle citazioni che invitano alla lettura, in particolare quella di Oscar Wilde: ” Solo io posso giudicarmi. Io so il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro. Io so quanto ho sofferto, io so quanto posso essere forte e fragile, io e nessun altro”.

Non che sia un romanzo intriso di melanconia, semmai vero, ricco di vita, mai banale. Contro gli stereotipi. Contro facili finali.

Anche una “comfort zone”, quella che manca come il profumo zuccheroso della mamma, accogliente, nel lettone dopo un brutto sogno. Un porto sicuro. Quello che vorremmo oggi, da adulti che tutto sanno e che non sanno chiedere aiuto.