Kevin Zhu, l’arte del violino

Nel 2018 quando trionfò al Premio Paganini, Kevin Zhu aveva impressionato soprattutto per la tecnica straordinaria esibita nelle pagine paganiniane. Il giovane violinista americano è poi tornato a Genova altre volte, ospite degli Amici di Paganini, facendosi apprezzare non solo come “virtuoso”, come funambolo dell’archetto, ma anche come “interprete”, come autentico artista.

Mercoledì e ieri, Kevin ha chiuso il Paganini Genova Festival con due recital che lo hanno consacrato non solo violinista completo, ma anche concertista fra i più grandi oggi sulla scena internazionale.

Kevin Zhu ha tutto: il bagaglio tecnico formidabile non è fine a se stesso, ma al servizio della musica e una indubbia intelligenza interpretativa gli consente di “illuminare” ogni pagina affrontata guidando il pubblico a scoprire, anche in brani ascoltati infinite volte, sfumature nuove, vivificanti.

Kevin Zhu durante il recital a Palazzo Tursi

 

Così è stato mercoledì a Palazzo Tursi dove il concertista ha potuto finalmente imbracciare il Cannone, il mitico Guarneri del Gesù di Paganini. Si sono “conosciuti” intorno alle 10,30 la mattina per le prove e alle 12,30 andavano già perfettamente d’accordo e il Cannone riempiva il Salone di Rappresentanza con il suo suono magico, profondo, ricco di armonici. E la sera il “duo” Zhu-Cannone ha regalato una serie di esecuzioni paganiniane magiche restituendo con apparente leggerezza la brillantezza acrobatica di Nel cor più non mi sento o God save the King, ma offrendo anche una lettura affascinante di una pagina apparentemente più insignificante come Caprice d’adieu.

Kevin Zhu e Elisa Tomellini all’Oratorio di San Filippo

 

Analoghe magiche sensazioni ieri all’Oratorio di San Filippo: lasciato a Tursi il Cannone, sostenuto da un pianismo forse un po’ troppo generoso (per l’acustica della sala) della  pur brava Elisa Tomellini, Zhu è partito da Paganini (di estrema delicatezza poetica il suo Cantabile) per poi affrontare la splendida Sonata di Franck e quella di Richard Strauss. Il tutto governato superbamente sul piano del rigore stilistico e della limpidezza espositiva.