Il Teatro Municipale d Piacenza offre, ogni anno, una stagione molto interessante accoppiando ad opere di repertorio qualche chicca poco conosciuta e frequentata.
Quest’anno il programma prevedeva: Aroldo e Ernani di Verdi, Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, Il Farnace di Antonio Vivaldi, il Requiem di Mozart e Mefistofele Arrigo Boito.
Avvicinandomi sempre più alla musica barocca, nei giorni scorsi sono andato, con amici, a Piacenza per ascoltare Il Farnace, opera in tre atti lasciata incompiuta dall’autore. Nell’edizione del 1731 il terzo atto viene eseguito forse con rifacimenti; nell’edizione del 1738 il terzo atto è andato perduto.
A Piacenza abbiamo assistito all’edizione del 1738 in due atti, sufficienti a far apprezzare in pieno il valore dell’opera che si avvaleva di un cast di cantanti ben preparati per la musica barocca, quali Raffaele Pe (Farnace), Francesca Lombardi Mazzulli (Gilade), Chiara Brunello (Tamiri), Elena Biscuola (Berenice), Leonardo Cortellazzi (Pompeo), Silvi Alice Gianolla (Selinda) e Mauro Borgioni (Aquilio).
Tutti i cantanti sono stati all’altezza delle innumerevoli difficoltà della partitura diretta da Federico Maria Sardelli con Orchestra e Coro Accademia Dello Spirito Santo.
Lo spettacolo era incorniciato in una scenografia essenziale (Matteo Paoletti Franzato) con costumi adeguati all’epoca ( Carlos Tieppo) e fantastiche luci di Marco Cazzola correlate da video di Creativite.
E’ risultata un’esperienza molto positiva per conoscere musiche che vengono ingiustamente trascurate nelle grandi stagioni d’opera e che trovano spazio nei Teatri di tradizione, così come era successo, tempo fa, per Ifigenia in Tauride di Christoph Willibald Gluck al Teatro Fraschini di Pavia.