Con Elsa Guerci alla riscoperta di Satie

«Spesso rimpiango di essere venuto personalmente nel mondo di quaggiù: non che io provi odio per il mondo. No… io amo il mondo, il bel mondo – e anche il demimonde dato che sono io stesso una specie di demimondain….. Credendo di far bene, poco dopo essere arrivato quaggiù, mi misi a suonare qualche motivo musicale che mi ero inventato da solo…. Tutti i miei fastidi nascono di qui».  E’ una prosa di Erik Satie il geniale e provocatorio compositore padre dell’avanguardia francese. Una figura oggi considerata minore che pure nella Parigi fra fine Ottocento e inizio Novecento svolse un ruolo certamente non marginale nella cultura d’oltr’Alpe e come precursore di molte  svolte successive in ambito musicale.

Ieri nella sede dell’Istituto italo-francese Alliance  (nell’ambito di un ciclo di incontri organizzato dall’Institut Français Italie, in collaborazione con Uniauser Genova) la pianista Elsa Guerci (preceduta dalla introduzione di Roberto Tagliamacco, direttore del Conservatorio) lo ha raccontato nel corso di una conferenza-concerto di notevole interesse.

Un momento del concerto (foto Luciano Tavella)

Pianista dei cafè-chantant, Satie visse la sua esperienza compositiva al di fuori di ogni schema accademico. Sperimentazioni destinate  poi a suggerire soluzioni innovative a compositori delle generazioni successive: così si ritrova nella sua produzione il “pianoforte preparato” in seguito teorizzato da Cage, oppure una sorta di anticipazione minimalista (Vexations, un brano di poche battute da ripetersi, tuttavia, secondo le indicazioni dell’autore 840 volte per una durata di circa 14 ore!), o una “dichiarazione di ostilità” nei confronti delle strutture formali classiche (Trois morceaux en forme de poire), ostilità anche nei confronti delle tradizionali “battute” (abolite) e delle tecniche compositive abituali (dalla elaborazione alla variazione di un tema, sostituite da ripetizione  ossessiva di poche cellule tematiche, sulla scia di quel che faceva anche Stravinskij in alcuni dei suoi capolavori della prima fase creativa).

Di tutto questo, la Guerci ha dato conto, eseguendo varie pagine scelte nell’arco della produzione di Satie, dalle Gnossienes (con le ironiche didascalie disseminate fra i pentagrammi, gustoso gioco dell’assurdo) a Vexations, da Sport et divertissement a uno dei Morceaux en forme de poire per pianoforte a quattro mani: e qui la pianista si è “sdoppiata”, registrando una parte e suonando dal vivo la seconda. Pianista elegante e raffinata, tocco preciso e duttile, la Guerci ha saputo offrire una gustosa panoramica cogliendo appieno lo spirito di Satie, un autore apparentemente “facile” sul piano tecnico, ma insidioso sotto il profilo interpretativo. Ha inoltre alternato alle brillanti letture musicali il racconto del “personaggio” Satie e lo ha fatto passando da osservazioni tecnico.-musicali a divertenti aneddoti sul suo curioso modo di vivere e di porsi nella società. La bombetta sul pianoforte e un ombrello appeso allo strumento ci hanno ricordato i due accessori dai quali Satie non si separava mai.

Una bella performance, insomma, corredata da proiezioni di immagini, accolta con calorosi e meritati applausi dal pubblico.

Un momento del concerto (foto Luciano Tavella)