Ma che bravi i giovani percussionisti di Strasburgo

Timpani, membranofoni di varie dimensioni, vibrafoni, marimbe, xilofoni, sixxen. Ieri sera il palcoscenico del Carlo Felice è stato letteralmente “invaso” dalle percussioni. La GOG ha ospitato infatti i percussionisti di Strasburgo, un formidabile gruppo fondato nel 1962, ma continuamente rinnovatosi nel suo interno senza perdere in qualità. Oggi ne fanno parte sei strumentisti (due ragazze e sei ragazzi) particolarmente giovani e particolarmente abili:  Minh-Tam Nguyen, Alexandre Esperet, François Papirer, Thibaut Waber, Hsin-Hsuan Wu e Yi-Ping Yang. Affiatamento perfetto, un senso del ritmo straordinario, una tecnica individuale inappuntabile i sei artisti hanno regalato un programma di grande fascino che ha entusiasmato il folto pubblico presente.

In tre hanno iniziato con una trascrizione per tastiere della Sonata n.3 in re minore BWV 527 di Johann Sebastian Bach. L’intreccio contrappuntistico ha trovato negli esecutori lettori attenti a restituirlo con limpida chiarezza e piacevoli effetti dinamici.

Con i due lavori successivi si è entrati nel Novecento, affrontato da due angolazioni differenti. Da una parte il raffinato fluire di Rain Tee del giapponese Toru Takemitsu, lavoro ricercato nella timbrica, in un discorso elegantemente sospeso fra atmosfere orientali e tecniche occidentali.

Un momento del concerto (Foto di Silvia Aresca – © tutti i diritti riservati)

 

Dall’altra parte, il complesso Pleiades di Iannis Xenakis. Se qualche bimbetto seduto in platea si era lasciato cullare dai suoni pacati di Takemitsu sprofondando nel sonno, con Xenakis si è subito svegliato.

Il brano, del 1978, si articola in quattro sezioni, ognuna delle quali fa un utilizzo differente dell’ampio organico percussivo a disposizione. Comune all’intero lavoro, l’indagine sul ritmo, su una poliritmia a tratti straordinariamente ricca, la ricerca sulla timbrica attraverso la mescolanza di strumenti dalle caratteristiche strutturali differenti e l’aggressività del suono, portato spesso su iterati effetti dalle dinamiche decisamente elevate..

Un lavoro di grande fascino che i sei strumentisti hanno eseguito magnificamente: si pensi, ad esempio, al perfetto equilibrio trovato nei crescendi e nei diminuendi, quasi che tutto fosse manovrato da un unico esecutore.

Applausi calorosissimi e meritati.