Nel programma di sala distribuito ieri sera al Carlo Felice dalla GOG per il recital della pianista russa Yulianna Avdeeva, Giulio Odero ha messo giustamente in guardia gli ascoltatori dal rischio di seguire le facili e comode “etichette”. In realtà i grandi artisti sono tali proprio perché sfuggono a ogni tentativo di semplicistico inquadramento.
Si prendano Liszt e Chopin, in genere indicati come i due grandi capiscuola di due opposti modi di affrontare il pianismo romantico: l’uno con un taglio trascendentale e virtuosistico, l’altro in una dimensione intimista e salottiera. In realtà Liszt ci ha lasciato anche pagine di delicato lirismo (pensiamo alle due “Leggende”), così come Chopin non ha disdegnato slanci eroici e vigorosi nelle Polacche come negli Scherzi.

La premessa per introdurre lo splendido concerto tenuto appunto ieri dalla pianista Avdeeva, vincitrice nel 2010 del “Premio Chopin” di Varsavia. Nel suo curriculum la si definisce una pianista dal temperamento focoso che suona con “potenza, convinzione e sonorità”: Tutto vero, ma non solo. Quello che ha immediatamente colpito nelle sue esecuzioni è stata, accanto alla tecnica perfetta e alla autorevolezza interpretativa, la estrema duttilità del suono, la capacità di fraseggiare su dinamiche quasi impercettibili mantenendo salda l’architettura generale del brano.
E, riallacciandosi, alle osservazioni già citate di Giulio Odero, la capacità di affrontare dei due autori in programma dimensioni sonore differenti che richiedono un “gesto” diverso.
Così di Chopin si è ammirata la languida eleganza della “Barcarola” o dell’Andante spianato, ma anche la baldanza, la aggressiva brillantezza dello Scherzo n.3 e soprattutto della Grand Polonaise op. 22. La vittoria al Concorso di Varsavia non è certo stata casuale: la Avdeeva ha affrontato Chopin con una maturità e una consapevolezza stilistica straordinaria che ha catturato il pubblico.
Altrettanto efficace la successiva lettura della Sonata n.8 di Prokof’ev, anche in questo caso, pagina non totalmente calata nella idea che di solito si ha del pianismo del compositore russo. C’è sì l’approccio percussivo nel Vivace finale, ma nell’Andante iniziale e nel secondo tempo la delicatezza dell’invenzione musicale richiede una raffinatezza di tocco e una sensibilità che la Avdeeva ha mostrato di possedere perfettamente
Applausi calorosi, pubblico abbastanza numeroso ma non quanto l’artista avrebbe meritato.