“Super-solista”: così France Musique ha presentato Dmitry Masleev in occasione del suo debutto con l’Orchestre National de France con la quale ha eseguito il Concerto per pianoforte n. 1 di Čajkovskij, e così lo riconosce il folto pubblico della GOG al Teatro Carlo Felice di Genova nella serata dell’11 novembre. Programma impegnativo, eroico per i virtuosismi, ma allo stesso tempo piacevolissimo, a partire da Pëtr Il’ič Čajkovskij con Sei Romanze op. 16,Cradle song, Diciotto Pezzi op. 7, Polacca de concert, Chant élégiaque, Un poco di Chopin, Valse à cinq temps, Scene dansante: Invitation au trépak per poi passare a un chiaro ammiccamento al pubblico con lo Schiaccianoci, arrangiamento di Mikhail Pletnev: Marcia, Danza della Fata confetto, Intermezzo, Trepak, che alcuni puristi hanno trovato un po’ dissonante con il resto del programma o piuttosto da bis.
Sublime l’artista, decisamente inarrivabile in Sergej Rachmaninov con Etudes-Tableaux op. 39 Lento assai, Allegro molto, Appassionato, Allegro moderato e quindi con Fryderyk Chopin Polacca in la bemolle maggiore op. 53 per concludersi con Franz Liszt e il suo Totentanz. Non solo per gli appassionati della Gog ha previsto anche due ulteriori brani di Rachmaninov tra cui una deliziosa Polka e il celebre Notturno Op.9 n.1 di Chopin a cui ha aggiunto due ulteriori bis lasciando in deliquio la platea.
Di Čajkovskij sottolinea i grandi temi e i cupi abbandoni, le esaltazioni sentimentali e la ricca palette cromatica. Il pubblico apprezza soprattutto la raccolta Op.72, per la grande diversità dei brani, per le pagine più raccolte alternate a quelle virtuosistiche ed esibite. Non certo un ciclo organico, se vogliamo nemmeno un capolavoro per l’autore paragonato agli standard della sua produzione, tanto che vi manca un ordinamento tonale generale e vi si incontrano caratteri diversissimi che vanno dall’intimismo romantico ai temi più carezzevoli sino alla pura brillantezza della pagina da concerto dei grandi virtuosi. Già all’epoca in cui furono composte e quindi proposte al pubblico questo ciclo di brani non fece furore, tanto da restituire agli onori della critica pochi brani.
Qui il pianista fa scoprire quelli meno noti ai più, e tra i più famosi fa apprezzare per le singole chiose oltre che per la capacita’ di far cantare ogni singola nota, il pezzo “un poco di Chopin”. In Rachmaninov l’apice del concerto che mostra il lato effervescente, brillante, folcrorico, malinconico, ma anche dai grandi tecnicismi che associamo direttamente nel nostro bagaglio culturale a Rubinstein.
Altro pezzo popolarissimo l’Eroica di Chopin, quella per eccellenza, finita in tutta una serie di media e di pezzi tra cui pure una canzone di Gilbert Bécaud negli anni Sessanta. In queste pagine sa contemperare l’esultanza “quasi da Fantasia” con le citazioni e le forme beethoveniane in un rinnovato connubio espressivo. Ultimo brano La danza macabra di Liszt che porta negli abissi del mistero e della disperazione dispiegando tutte le possibilità dello strumento riuscendo a far unire terreno e divino tramite la bellezza universale della musica.