Dopo aver dedicato le ultime due edizioni all’acqua e all’aria, il nuovo cartellone del Festival “Le vie del barocco” è idealmente consacrato al fuoco.
E in un clima davvero surriscaldato per il caldo umido e opprimente di un’estate che non accenna ad andarsene, ieri sera, nel Salone di Palazzo Tursi si è tenuto il concerto inaugurale affidato a uno specialista quale Flavio Colusso, clavicembalista e direttore dell’Ensemble Seicentenovecento di Roma formato da Margherita Chiminelli, soprano, Mauro Borgioni, baritono e Andrea Damiani, tiorba.
Bellissimo concerto, va detto subito, dedicato quasi interamente a Giacomo Carissimi nel 350° anniversario della morte.
Compositore prevalentemente di musica sacra, considerato il padre dell’oratorio in latino (le cosiddette “historiae sacrae”), Carissimi tenne per quasi tutta la vita l’incarico di maestro di cappella presso la Chiesa di Sant’Apollinare annessa al Collegio Germanico-ungarico.
In tale veste ebbe numerosi allievi e tale fu la sua fama che molti giovani musicisti stranieri andarono a Roma a formarsi sotto la sua guida tanto che scuole a lui ispirate si svilupparono un po’ ovunque: “Persino Wagner – ha spiegato Colusso nella sua introduzione – può essere considerato, sia pure molto alla lontana un allievo di Carissimi….”.
Al di là dei meriti didattici, Carissimi è stato un maestro nel trattamento della vocalità, nella resa espressiva delle parole, secondo quella teoria degli affetti che tanta rilevanza ebbe soprattutto nella prima fase barocca.
Il programma proposto da Colusso ha messo in luce proprio questi aspetti dell’arte di Carissimi, a cominciare da Tolle Sponsa, oratorio a 2 voci che si conclude con un magnifico duetto dalle armonie particolarmente ricche. Ma occorre citare anche il mottetto O Ignis Sancte e soprattutto la cantata a voce sola Che legge è questa, o Dio. Pagine nelle quali un lirismo teso si pone al servizio della parola e i ricchi abbellimenti rendono splendidamente gli affanni emotivi in una scrittura di estrema difficoltà
Bravissimi i due cantanti, Margherita Chiminelli e Mauro Borgioni per le qualità vocali e soprattutto per l’ampia gamma espressiva esibita: una partecipazione emotiva al testo davvero encomiabile.
Lodevole anche la prova dei due strumentisti: la tiorba Andrea Damiani, al quale si deve anche una limpida lettura di due Toccate di Kapsperger; e Flavio Colusso che oltre a suonare e coordinare il gruppo ha offerto un proprio mottetto, un delicato Quid agis cor meum, elegantemente interpretato dalla Chiminelli.
Applausi calorosissimi e meritati.