Il Quartetto di Genova fra Paganini e Brahms

L’Oratorio di San Biagio in Valpolcevera è uno spazio architettonico di particolare bellezza. Contenuto nelle dimensioni, ha un’acustica di prim’ordine ed è arricchito da opere d’arte interessanti. Vi si ritrova anche un ritratto assai poco conosciuto di Paganini. E la “presenza” del violinista si spiega con la vicinanza dell’Oratorio al “Casino” di Romairone, l’unica casa di proprietà paganiniana rimasta nel Genovesato, quella in cui l’artista si rifugiò due volte: da vivo, negli anni bui della caduta della Repubblica di Genova e da morto quando, imbalsamato, da Nizza fu portato lì, in attesa di ottenere cristiana sepoltura.

Quella piccola parte della Valpolcevera, insomma, emana atmosfere paganiniane ed è per questo che gli Amici di Paganini, vincitori di un bando per le periferie del Comune, vi tengono ormai da tre anni periodici concerti.

Ieri sera, il primo del nuovo ciclo, ha visto l’esibizione del Quartetto di Genova, giovane formazione che abbiamo avuto il piacere di ascoltare più volte. Ne fanno parte Yesenia Vicentini e Filippo Taccogna, violino, Teresa Valenza, viola, Carola Puppo, violoncello. Il Quartetto è nato ufficialmente nel 2021, ma i suoi componenti suonano insieme da sempre nell’Orchestra creata diversi anni fa da Vittorio Marchese, cresciuta nel tempo e passata da esperienza giovanile a formazione professionistica. Vicentini, Taccogna e Valenza, in particolare, sono cresciuti nella stessa classe di violino di Vittorio Marchese al “Paganini” (la Valenza  a quello in violino ha poi aggiunto un ottimo diploma in viola) e hanno quindi una “base” comune che si evidenzia nel suono, nell’approccio stilistico, nell’approfondimento esecutivo.

Un Quartetto “giovane”, dunque, ma già solido per un’esperienza che è ormai di anni. E il livello evidenziato ieri sera ne è stata una conferma.

Il programma comprendeva due Quartetti lontanissimi fra loro: il n.1 in re minore M.S. 20 di Paganini e l’op. 51 n. 2 in la minore di Brahms. Il primo caratterizzato da uno stile concertante che vede il primo violino protagonista con gli altri tre strumenti in funzione di sostegno; il secondo erede di una tradizione classica che affonda le proprie radici nello “stile di conversazione” creato da Haydn e portato a vette straordinarie da Beethoven: in questo caso i quattro strumenti dialogano fra loro con pari rilevanza e ognuno è a turno protagonista.

In Paganini, dunque, si è apprezzata la verve esecutiva di Yesenia Vicentini, brillante ed elegante nel fraseggio; accanto a lei gli altri tre hanno garantito un supporto pregevole per ricerca e amalgama del suono. In Brahms, accanto alle belle qualità individuali, è emerso l’affiatamento di cui si diceva che ha garantito una lettura assolutamente convincente e godibile.

Applausi calorosissimi e un bis paganiniano.

Il ciclo proseguirà sabato prossimo (ore 18) con il duo violino e chitarra Filippo Bogdanovic e Riccardo Guella, impegnato in pagine di Paganini e Alessandro Rolla.