L’orizzonte del Festival del Mediterraneo (giunto alla 34° edizione e in pieno svolgimento in queste settimane) si estende in realtà, di anno in anno, a territori più lontani, andando ad esplorare esperienze che se non hanno nulla o quasi a che fare con il nostro mare, offrono tuttavia elementi di notevole curiosità e interessanti spunti di riflessione .
Ieri sera la Claque della Tosse ha ospitato l’artista finlandese Pelkka Poutanen in un concerto che ha mescolato elementi differenti, in un mix decisamente stimolante.
La giovane musicista ha una voce straordinaria e grande duttilità: l’estensione è notevole con una tessitura acuta ragguardevole e una tecnica gutturale che le consente di sprofondare in bassi cavernosi. Alla voce affianca un apparato elettronico incentrato prevalentemente sul kantele finlandese, sorta di salterio che, amplificato elettronicamente, si presta a svariate sfumature esecutive.
Questo ed altra strumentazione consentono alla Poutanen di affrontare un repertorio popolare da una angolazione del tutto originale: brani di atmosfere orientaleggianti (le origini asiatiche della popolazione che abita la sua terra) elaborate in una struttura musicale giocata prevalentemente sulla stratificazione di materiali che l’artista produce e somma in un processo di graduale accumulazione polifonica. Così la sua voce si frammenta in più voci, acuti e bassi convivono mentre gli strumenti elettronici producono glissandi, frasi cantabili o iterate cellule percussive.
La Poutanen padroneggia il palco con autorevolezza e simpatia, dialoga con il pubblico, si racconta e racconta la sua musica, suscitando un interesse crescente.
Calorosissimi gli applausi finali.
Roberto Iovino