Fly me to the moon: quando è bello sognare

“Fly me to the moon”, “Fammi volare sulla luna/, Fammi suonare tra le stelle” cantava il grande Frank Sinatra in una delle sue canzoni più famose. Sognare di volare, di vedere la primavera su Giove e Marte. Una fantasia densa di poesia,  per evadere dalle fatiche, dalla precarietà e dalla  insofferenza della quotidianità. “Fly me to the moon” è anche il titolo della bella commedia scritta  dall’attrice irlandese Marie Jones e proposta ieri sera al Teatro Modena, spettacolo d’apertura della Rassegna di Drammaturgia Contemporanea del Teatro Nazionale e, soprattutto, spettacolo di riapertura del teatro dopo tre mesi circa di forzata chiusura.

Per l’occasione il Teatro ha cambiato la propria abituale fisionomia. Il pubblico è stato sistemato nei palchi. E in platea si sono mosse le due attrici protagoniste, le splendide Alice Arcuri e Eva Cambiale.

La soluzione adottata per far fronte al problema del distanziamento sociale, si è rivelata una carta vincente per lo spettacolo nel quale il regista e traduttore del testo Carlo Sciaccaluga ha puntato unicamente sulla verve delle interpreti accompagnandole solo con giochi di luce e sottofondi musicali. Nessun impianto scenico, affidato unicamente alla fantasia degli spettatori.

Ne è scaturita una lettura incisiva, giocata sulla parola e sulla mimica con forti caratterizzazioni dei due personaggi, due giovani donne che si guadagnano da vivere facendo da badanti a un vecchio solo e senza parenti, innamorato di Frank Sinatra (ed ecco il riferimento al titolo) e con il vizio delle scommesse sulle corse di cavalli. Un giorno le due badanti trovano il vecchio morto in bagno e hanno l’idea di ritardare la denuncia della dipartita per poter prendere la sua pensione e anche una cospicua vincita alle corse.  Ben presto, però, il loro progetto  si arena fra mille paure, ripensamenti, idee folli: “So cosa dobbiamo fare – arriverà a dire una delle due donne – dare fuoco alla casa”. Un crescendo di sentimenti contrastanti e di comicità fino alla esecuzione finale della canzone del titolo cantata da Frank e accompagnata dalle voci delle due badanti in ossequio alle volontà testamentarie del defunto.

Lettura divertente e ben costruita con applausi meritati a Arcuri, Cambiale e Sciaccaluga.

Una festa insomma per il teatro, senza dimenticare, però, che molti dei lavoratori del settore rischiano di non poter riprendere la loro attività. A fine serata Eva Cambiale ha letto un volantino in cui si è appunto denunciato il rischio che il 70% dell’intero comparto non possa sopportare le misure adottate con le platee semivuote per mancanza di adeguati sostegni economici. “Lo Stato – ha degli obblighi verso la Cultura non per un’opera di carità, ma perché la Cultura nelle società moderne è da tempo riconosciuta e statuita come risorsa primaria e fondamentale servizio pubblico”.