Morricone – Il suo ultimo canto per il Ponte

“La realizzazione della partitura è sempre un fatto rapido. Lunga può essere invece la elaborazione mentale sul carattere e la dimensione da dare alla musica. Solitamente si è condizionati dalla fretta; e spesso assillati dal tempo si hanno idee più belle ed efficaci”. Lo sosteneva oltre trent’anni fa Ennio Morricone, incontrato a Genova in occasione di una sua partecipazione  ad una serata benefica nel vecchio Teatro Margherita.

Il grande compositore, celebre in tutto il mondo per le sue numerose e splendide colonne sonore, si è spento ieri. Nei giorni prossimi avrebbe dovuto dirigere da casa sua l’orchestra il coro e le voci bianche del Carlo Felice nella incisione di un suo brano, l’ultimo composto, dedicato alla inaugurazione del Ponte sul Polcevera.

L’improvvisa scomparsa gli ha impedito di portare a termine il progetto. Il lavoro, Tante pietre a ricordare verrà eseguito in prima assoluta in piazza De Ferrari dai complessi del Carlo Felice il giorno precedente l’apertura del Ponte, sotto la direzione del figlio del compositore, Andrea Morricone.

“Tante pietre a ricordare/ Tante luci a illuminare,

Tante voci per cantare/ e riunire la città”.

Questo il testo scritto dallo stesso Morricone che aveva accettato con entusiasmo e grande senso civile la proposta del sindaco Marco Bucci e del sovrintendente Claudio Orazi di comporre un lavoro per l’importante evento, l’apertura del ponte disegnato da Renzo Piano. Un testo poetico che induce alla riflessione e al ricordo come è doveroso in una circostanza simile: la soddisfazione per l’inaugurazione della nuova costruzione non deve infatti far dimenticare la tragedia che l’ha generata e soprattutto le 43 vittime di quel terribile 14 agosto di due anni fa.

Il brano dura circa 4 minuti, è in forma di Passacaglia, propone una sorta di citazione del Dies iraerichiamando quindi, sia pure in un contesto armonico differente, un tema ben noto della cristianità. L’inserimento di una voce bianca conferisce alla partitura un senso di purezza, in un andamento quasi da nenia infantile.

Morricone, allievo di Goffredo Petrassi, è stato un musicista a tutto campo. Come giovane arrangiatore della RCA, ha confezionato brani di successo come Sapore di sale, Il mondo, Se telefonando.

Ciò che gli ha dato la fama mondiale sono state le musiche prodotte per il genere del western all’italiana, che lo hanno portato a collaborare con registi come Sergio Leone, Duccio Tessari e Sergio Corbucci, con titoli come la Trilogia del dollaro, Una pistola per Ringo, La resa dei conti, Il grande silenzio, Il mio nome è Nessuno.

Dagli anni Settanta Morricone era diventato un nome di rilievo anche nel cinema hollywoodiano, basta citare le collaborazioni con  John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Oliver Stone e Quentin Tarantino. Innumerevoli i premi: l’Oscar alla carriera (2007), l’Oscar per The hateful Eight di Tarantino (2016), tre Grammy Awards, quattro Golden Globes, un Leone d’oro alla carriera. Oltre 70 milioni i dischi venduti.

Meno conosciuta la sua produzione “colta”, oltre cento lavori nei quali si spazia in tanti settori musicali, con un’attenzione all’impegno civile. Basta ricordare, nel 2004,  il suo lavoro Voci dal silenzio diretto all’Arena di Verona (11 settembre), un’opera contro tutte le stragi della storia dell’umanità.

“Da giovane –  ci aveva raccontato in una intervista di diversi anni fa – suonavo nelle orchestre che registravano colonne sonore cinematografiche. E spesso mi sono sorpreso critico silenzioso di alcuni compositori che non conoscevano la musica e come profondo ammiratore dei pochi (cito Cicognini, Masetti, Rustichelli e Lavagnino) che dimostravano invece una solida preparazione. Nacque allora la mia passione per la musica da film cui poi mi avvicinai anche per una questione di sopravvivenza economica”.

Vale la pena ricordare che i rapporti di Morricone con Genova non nascono ora per il Ponte. Nel 1996 fu contattato dal compositore genovese Andrea Basevi per scrivere una partitura nell’ambito della mostra su van Dyck a Palazzo Ducale. Compose Flash, un lavoro solo vocale che venne inciso da Ring Around Quartet. Il testo era di Edoardo Sanguineti.

“Nel 2000 – ha raccontato lo stesso Morricone – l’Associazione romana “Concerti nel Parco” mi chiese di scrivere la musica per uno spettacolo di Stefano Benni. Ero in quel momento molto impegnato e controproposi di occuparmi solo dell’introduzione del finale lasciando a un altro musicista (Luca Francesconi) l’onere del resto. Conclusa quella esperienza mi venne in mente di fare un unico lavoro unendo Sanguineti, Benni e altri testi. Nacque così Flash II che è completamente diverso rispetto alla prima versione. Avevo all’epoca appena finito di lavorare al film Vatel (regia di Roland Joffe con Gerard Depardieu e Uma Thurman). Uso spesso la musica per il cinema come laboratorio: in quel caso avevo lavorato particolarmente sul contrappunto, inserendo vari canoni. E questo lavoro si è riversato sul nuovo Flash”.