E’ stata una strana estate quella del Carlo Felice. Chiuso per mesi come tutti i palcoscenici italiani nel periodo di lockdown, è stato fra i primi a riaprire, appena le condizioni generali lo hanno consentito. Poi l’incalzare di eventi, dal Festival di Nervi al Concerto per il Ponte, da alcuni appuntamenti cameristici (il Quintetto in appoggio al Teatro Nazionale per Bastiano e Bastiana, il gruppo ospite del Festival di Cervo) alla recente performance al Festival di Spoleto dove sono state riproposte Le creature di Prometeo presentate in precedenza a Nervi. Insomma una estate cadenzata da una serie di appuntamenti che hanno consentito al Teatro di riallacciare un rapporto diretto con la platea.
E ora, in attesa di presentare la stagione autunnale di lirica e sinfonica, è stato varato un minicartellone settembrino dedicato quasi interamente a Beethoven nel 250° anniversario della nascita. Sul podio saliranno due direttori già conosciuti dal nostro pubblico, quali Leonardo Sini e Donato Renzetti. Sarà una “celebrazione” anomala perché non coinvolgerà partiture particolarmente popolari e amate, pensiamo alle grandi Sinfonie, ma anche ai Concerti pianistici o al lirico Concerto per violino in re maggiore o ancora all’originale e affascinante Triplo Concerto per violino, violoncello, pianoforte e orchestra.
Il programma punterà su lavori meno consueti che consentiranno di ampliare le conoscenze di un autore fondamentale nella storia della musica.
Giovedì 10 settembre, Leonardo Sini dirigerà l’Orchestra genovese in tre Ouvertures davvero poco note quali Le rovine di Atene op. 113, Per l’onomastico op. 115 e Re Stefano ovvero il primo benefatore dell’Ungheriaop. 117.
Le rovine di Atene e Re Stefano nacquero insieme nel 1811. Per festeggiare l’apertura del Teatro Imperiale di Pest gli organizzatori commissionarono al poeta Kotzebue due lavori di circostanza e Beethoven venne incaricato delle musiche di scena: la prima era l’epilogo e la seconda il prologo del lavoro. L’altra Ouverture, invece, fu scritta nel 1815 “per un concerto o per qualsiasi altra circostanza” come dichiarò Beethoven, ma fu poi eseguita per la festa d’onomastico dell’imperatore Francesco, da cui il titolo.
A chiudere il programma ci sarà la Sinfonia n.1 op. 21, scritta fra il 1799 e il 1800 nella fase, dunque, ancora giovanile, profondamente debitrice nei confronti del “maestro” Haydn.
Martedì 15 settembre ancora Sini affronterà due ouvertures più note come Le creature di Prometeo e soprattutto Egmont, certamente la partitura più celebre di Beehoven nel settore delle musiche di scena, composta nel 1810, ispirata al dramma teatrale di Goethe che Beethoven ammirava profondamente come straordinario poeta, un po’ meno sul piano umano dal momento che gli rimproverava una eccessiva deferenza nei confronti dei potenti. A chiudere il programma, la Sinfonia n.2, scritta nel 1802 poco prima della Terza in una fase difficile per l’autore come testimonia il Testamento di Heiligenstadt, redatto appunto quell’anno, nel quale il composite nel confessare la propria sordità scriveva ai fratelli di aver pensato anche al suicidio ma di aver rimosso tale proposito nella certezza di poter dare molto all’Arte.
Infine, venerdì 18 settembre salirà sul podio Donato Renzetti. Messe da parte le ouvertures, Renzetti eseguirà la Sinfonia n.4 scritta nel 1806, “schiacciata” da due monumenti quali la Terza e la Quinta, eppure totalmente autonoma e ricca di momenti pregevoli: basta ricordare l’Adagio che Berlioz nella sua celebre analisi delle sinfonie beethoveniane, definì “puro, angelico e di irresistibile tenerezza nell’espressione melodica”. Il concerto si chiuderà con l’unica pagina non beethoveniana del ciclo, la suite “Genova” di Lorenzo Perosi, parte della quale era stata proposta nel “Concerto per Genova” in occasione della inaugurazione del nuovo Ponte.