Liguria & cultura: quattro domande a Toti e Sansa

Si avvicina la data delle elezioni regionali. Il 20 e 21 settembre prossimi i liguri saranno chiamati a scegliere il nuovo Governatore e la sua compagine di governo. Abbiamo posto al Governatore in carica Giovanni Toti e al candidato della coalizione PD-Cinque stelle, Ferruccio Sansa, quattro domande relative ad alcuni problemi della cultura (quelli, cioè, che stanno maggiormente a cuore al nostro giornale).

Qui di seguito, le risposte dei due candidati (riportati in ordine alfabetico)

Il recente lockdown e la situazione di emergenza sanitaria che si è venuta a creare ha provocato una forte crisi anche nel settore della cultura. Questa crisi investe non solo i grandi Teatri (pensiamo al Carlo Felice e al Teatro Nazionale), ma anche le più piccole realtà locali che svolgono tuttavia un ruolo fondamentale nel tessuto sociale cittadino e regionale. Per non parlare dei tanti artisti non stabilizzati che sono fermi da mesi e che rischiano di non poter tornare al lavoro. Cosa si può fare per risollevare il settore?

 Ferruccio Sansa

E’ un problema enorme e urgente, che da sola la Regione non può risolvere, soprattutto nell’immediato, anche perché la giunta uscente non ha lasciato bandi attivi ed è tra le poche in Italia a non aver adottato linee guida per la cultura. Per arginare la crisi e i problemi di reddito che riguardano circa 4000 lavoratori di questo settore in Liguria, occorre accedere al più presto ai fondi europei Fsc, che il governo dovrebbe mettere a disposizione entro il prossimo mese. Una volta eletto, il nuovo consiglio regionale dovrebbe mettersi al lavoro, di concerto con il governo, per favorire l’accesso a un altro canale di finanziamento europeo, il fondo sociale (Fse). Parliamo di soluzioni-tampone, perché poi occorrerà mettere mano all’intero settore. E qui vi rimando al programma della nostra coalizione, che prevede un pacchetto di provvedimenti organizzativi e finanziari, volti a favorire lo sviluppo delle attività culturali soprattutto nelle piccole realtà, ferma restando la necessità di garantire finanziamenti adeguati alle eccellenze da voi citate e senza dimenticare che occorre la massima collaborazione tra Regioni e Comuni, al di là del colore politico.

Giovanni Toti

Regione Liguria ha dimostrato grande attenzione al settore per la sua ripartenza, a partire dal concerto organizzato per il 25 aprile al Carlo Felice, il primo teatro italiano a riaprire dopo il lockdown, sia pure con le necessarie regole di sicurezza. E, prima ancora, con il concerto di Pasqua in Cattedrale, simbolo di rinascita e ripartenza (voluto da Regione Liguria con le voci liguri della lirica).

Regione Liguria a livello nazionale si è battuta perché lo spettacolo dal vivo ripartisse cosi come altri settori, con regole chiare, ma sostenibili. Abbiamo chiesto, ad esempio, la deroga alla regola dei 200 posti nelle sale: se esistono sale più capienti e permettono, mantenendo il distanziamento del metro, più posti è giusto derogare e lo abbiamo già fatto con ordinanza. E’ stato un segnale per i grandi teatri pubblici come il Carlo Felice e Nazionale ma anche per alcuni privati, per la programmazione dell’autunno: vuol dire avere una possibilità in più di sostenere i costi con la biglietteria.

Il settore va sostenuto.

Lo abbiamo fatto all’inizio con un fondo rotatitvo dedicato alla cultura (500mila euro) per aiutare le spese correnti. Lo abbiamo fatto inserendo le attività culturali tra i beneficiari dei bandi per sanificazioni e digitalizzazioni, sostegno al capitale con il meccanismo di LigurCapital: in poche parole, considerando la cultura anche impresa.

Abbiamo sostenuto iniziative come il Festival di Nervi (in relazione al Carlo Felice) ma soprattutto il Tir ( Teatro Nazionale ) che sta toccando molte piazze della Liguria e sta facendo lavorare gli attori. Siamo tra le poche regioni d’Italia dove questo accade. Abbiamo preso l’impegno non appena “ritorneranno” le risorse Fse impegnate nell’emergenza covid, di destinarle al sostegno ai lavoratori dello spettacolo così come è stato fatto per altri settori (pensiamo ai lavoratori delle mense o delle pulizie scolastiche) penalizzati dal covid. Le risorse non erano libere prima dell’ultima giunta di agosto, si tratta di un tecnicismo legato allo svincolo delle risorse a livello nazionale e quindi regionale, ma ribadiamo l’impegno preso per un settore che significa occupazione ma anche promozione per la nostra Liguria.

Altri provvedimenti:

1) A fronte della crisi legata all’emergenza coronavirus, Regione Liguria è andata incontro al comparto con provvedimenti amministrativi volti a far fronte alle difficoltà del settore, modificando per l’anno in corso le modalità di rendiconto per rendere eventuali danni economici meno gravi (semplificazione criteri di liquidazione dei contributi). Per avere i contributi, sono stati previsti parametri più semplici sulla liquidazione, per andare incontro anche a eventuali perdite.

2) Regione è intervenuta con l’aumento di contributo per il Carlo Felice (820mila euro aggiuntivi al milione di euro che Regione stanzia ogni anno, inoltre ci saranno altre risorse dal fondo strategico) e ci sarà significativo aumento del sostegno destinato anche per il Teatro Nazionale (circa il 60% in più del contributo annuale).

3) Regione ha messo in campo un bando triennale con un budget di 140mila euro per le attività delle Istituzioni di cultura.

4) È stato approvato un fondo rotativo da 500mila euro sulla Cultura e Spettacolo per le attività imprenditoriali e le associazioni culturali e dello spettacolo che potranno attingere a questi fondi attraverso prestiti rimborsabili, che verranno erogati con finanziamenti a tassi fortemente scontati (in capo a Filse). Serviranno per far fronte alle spese correnti quali ad esempio bollette della luce, costi del personale, stipendi arretrati o qualunque tipo di spesa difficilmente sostenibile di tipo “circolante”.

Genova è probabilmente l’unica città natale di un grande compositore (Paganini) che non solo ne ha distrutto la casa, ma non gli ha mai dedicato un Museo né dato vita a un Centro Studi Paganiniano. L’Associazione Amici di Paganini  da tempo si batte per superare questa situazione e qualcosa è stato recentemente fatto con il lancio del Paganini Genova Festival la cui quarta edizione partirà il prossimo 4 ottobre grazie alla collaborazione fra Regione, Comune,  Carlo Felice, Conservatorio, Fondazione Hruby e la citata Associazione. Cosa pensa in relazione a un maggiore impegno nella promozione di Paganini anche in funzione turistica?

 Ferruccio Sansa

 

 

 

 

 

 

Come si fa a dire di no? Anche se devo aggiungere che proprio grazie agli “Amici di Paganini” e a chi la sostiene, non siamo più nella situazione di mezzo secolo fa, quando sciaguratamente fu abbattuta la casa natale del musicista. Se invece parliamo di promozione turistica, occorre fare uno sforzo per inserire Genova nei percorsi turistici internazionali legati alla tradizione musicale. Chi viene in Italia deve sapere che anche qui c’è qualcosa di importante da vedere e da ascoltare e sarebbe altrettanto importante che se ne rendessero conto anche gli italiani. Paganini, poi, era un personaggio interessante sotto tutti i punti di vista, come raccontano le leggende che ne accompagnano la memoria.

Giovanni Toti

Regione ha stanziato 10mila euro (e firmato un protocollo con il Comune) per il Paganini Genova Festival. Non si è mai tirata indietro e di fronte a un progetto che cresce e può essere disposta ad aumentare anche il sostegno. L’impostazione è sempre stata quella di valorizzare la nostra storia e la nostra tradizione come dimostra il progetto della Casa dei Cantautori: è partito da Regione Liguria e ha portato a Genova 6 milioni di euro aggiuntivi che non sarebbero mai arrivati.

Genova e la Liguria sono sempre più “anziane”. Occorre investire sui giovani e probabilmente è il settore dell’Università e dell’Alta Formazione Artistica quello su cui puntare. L’Università di Genova ha lavorato molto in questi ultimi anni per ampliare la propria offerta formativa. Il Conservatorio Paganini e l’Accademia Ligustica nel 2015 hanno dato vita, con apposito atto costitutivo riconosciuto dal Ministero e dagli Enti locali, al Politecnico delle Arti, prima esperienza del genere in Italia. Perché l’atto si trasformi in realtà occorre attendere la statizzazione dell’Accademia.  Come pensa che la Regione possa sostenere questi progetti che potrebbero attirare più studenti nella nostra città e nella nostra Regione?

 Ferruccio Sansa

Scusate, ma la prendo un po’ alla larga, partendo dalla vostra frase “occorre investire sui giovani”. Vi sembra possibile che in Italia gli studenti possano completare il corso di studi senza sapere chi fossero Verdi, Rossini, Puccini, Bach, Mozart, Beethoven…? La storia della musica, trattata se possibile in modo interdisciplinare, deve assolutamente trovare uno spazio nei programmi scolastici. E’ da qui che bisogna partire, affinché le eccellenze che voi promuovete (e che noi sosteniamo) siano lo sbocco naturale di una cultura diffusa. Attingendo a risorse proprie o, meglio ancora, a programmi di finanziamento a disposizione dei dirigenti scolastici (i Pon, ad esempio), la Regione che vogliamo dovrà incentivare il più possibile questi insegnamenti nelle scuole della Liguria. Sono convinto che anche il Politecnico delle Arti, a quel punto, potrà beneficiare di un maggiore sostegno anche da parte dell’opinione pubblica. Più cultura diffusa vuol dire più interesse, più iscritti, più finanziamenti.

 Giovanni Toti

Regione Liguria è stata il motore e promotore di questo processo di statizzazione, ha condiviso e accompagnato il progetto in questi anni dal punto di vista amministrativo e lo sta accompagnando fino alla sua conclusione con un impegno concreto, rinnovando annualmente la convenzione con Accademia Ligustica con uno stanziamento di circa 100mila euro annuo.

In conclusione. Cosa pensa si debba fare per rilanciare o rafforzare l’offerta turistico-culturale della nostra Regione?

Ferruccio Sansa

Vi rimando di nuovo al nostro programma (lo trovate su www.ferrucciosansa.it) e a quanto dicevo prima sulla necessità di certi insegnamenti nelle scuole. Del nostro programma voglio citare due punti che possono essere interessanti al termine di questa nostra chiacchierata: 1)  Implementazione di un dipartimento di tecnologia della cultura e delle arti presso l’IIT e in coordinamento con l’Università e gli altri istituti di ricerca e formazione. 2) Promozione e finanziamento del lavoro di ricercatori e studenti di università, accademie e scuole musica affinché portino la cultura alle persone attraverso la creazione di eventi formativi per diffondere la bellezza e sviluppare un pubblico preparato e competente. Insomma, noi vogliamo aiutare voi, intesi come eccellenze culturali della Liguria, ma anche voi dovete aiutare noi ad aiutarvi, mettendovi a disposizione della comunità.

Giovanni Toti

Abbiamo evitato i piccoli finanziamenti a pioggia e sostenuto i grandi progetti culturali, abbiamo promosso e quindi incentivato il sistema a fare “rete” e questo ha funzionato. Rete tra pubblico e privato, tra piccole e grandi realtà e tra le Istituzioni culturali tra loro. Pensiamo a come stanno lavorando insieme Carlo Felice e Teatro Nazionale. E vedere i musicisti che salgono sul Tir del Nazionale è una bella immagine. Vedere gli attori che recitano ai Parchi di Nervi allestititi dal Carlo Felice è una bella immagine: una somma in cui 1 più 1 non fa 2, ma molto di più e trascina e incentiva altre realtà più piccole. Se esiste una vitalità culturale anche in questa estate non facile è perché oggi il sistema è vivo e vivace.