Acoustic Night 21 – Beppe Gambetta e i suoi “compagni di viaggio”

E’ un foyer silenzioso quello in cui, al Teatro Ivo Chiesa, con le debite distanze, si radunano gli spettatori, per la prima serata di ieri dell’ Acoustic Night 21 di Beppe Gambetta, in scena fino a domenica prossima.

I rituali ormai noti, la misurazione della temperatura, l’igienizzazione delle mani, si tingono di paradossale, in un contesto come quello teatrale. Una nota stonata.

E, dopo più di un anno di assenza dai teatri, è bello notare come l’odore del velluto delle poltrone penetri persino le mascherine, per ricordarci che lui, il Teatro, è sempre stato lì ad aspettarci.

Buio in sala, dunque, e il sipario si apre.

Tutto sembra uguale. Persino gli applausi, anche se la platea è riempita solo per un quarto della capienza.

Ha il sapore di una jam session fra amici quella che Beppe Gambetta ed i suoi “compagni di viaggio” regalano al proprio pubblico. Amici d’eccezionale talento. Ellade Bandini, storico batterista, fra gli altri, anche di Fabrizio De Andrè, il pianista americano trapiantato in Italia Mark Harris, veramente straordinario, già collaboratore di Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e molti altri, e Paolo Giovenchi, chitarrista di Francesco De Gregori.

Acoustic Night 21 – Mark Harris,Paolo Giovenchi, Beppe Gambetta, Ellade Bandini -foto Pisani

 

La scaletta è un tributo alla musica d’autore italiana, in un viaggio che fa tappa nel folk americano, in cui Gambetta si conferma vero maestro alla chitarra acustica, senza trascurare il blues ed il jazz.

Da Monk a Guccini.

Fra i successi del cantautore, la suggestiva Dove tia o vento e la dedica a Marco Sciaccaluga e Carlo Repetti in Lament, struggente brano strumentale.

C’è molta Genova nei racconti del chitarrista, una Genova cosmopolita e aperta, più vicina a New Orleans di quanto sembri.

E fra musica e aneddoti, si sfiorano le due ore e mezza. Si accorciano i discorsi e si taglia qualche bis, perché è il coprifuoco incombente a riportarci a questa strana, distopica realtà, dopo una serata che, grazie alla musica, ci ha restituito un’illusione di normalità.