GOG, concerto di equilibri con il Cuarteto Latinoamericano. Nel bis omaggio a Genova.

A volte ci sono concerti che fanno riflettere sul gioco di equilibri su cui si basa un evento musicale e, via via a ritroso, un brano o una formazione. Spesso si pensa in chiave riduttiva o semplicistica ad alcune pagine, come quelle più note – ad esempio il celebre tango uruguagio La cumparsita (suonato come bis) – quando si inizia con colossi maggiormente cerebrali come  Henry Purcell, Due Fantasie per 4 violini (Arrangiamento per quartetto d’archi), il “suonar parlante”, e Claude Debussy, Quartetto in Sol minore Op. 10, che sono stati portati alla ribalta del raffinato pubblico della Gog lunedì 29 novembre dal Cuarteto Latinoamericano. Una formazione  festeggerà nel corso del 2022 il 40esimo anno di attività: formatosi in Messico nel 1982 dai tre fratelli Bitrán – i violinisti Saúl e Arón, il violoncellista Alvaro, con il violista Javier Montiel, l’ensemble vanta più di 200 composizioni per quartetto d’archi in repertorio e oltre 70 CD.

Dopo un assestamento iniziale il pubblico ha colto il punto che contraddistingue il Cuarteto Latinoamericano: il saper tenere fede alla partitura unito a tocchi pindarici che tuttavia non alternano la composizione, dandovi semmai ulteriore e piacevole risalto.

Felice soprattutto la scelta interpretativa del Quartetto in Sol minore di Debussy, dalla vena decisamente simbolista, con quattro movimenti legati tra loro da una cellula tematica capace di trasformarsi sia dal punto di vista modale sia ritmico, passando dal violino al violoncello, poi portato dal violino primo alla viola e così via in un continuo gioco di rimandi. Composizione lampo, se si vuole per la durata, che sulle prime non raccolse i meritati consensi, complice anche una certa uniformità melodica che si discosta dai quartetti a cui erano allenati gli spettatori all’epoca (e certa parte del pubblico sicuramente anche oggi). Del secondo movimento non decisamente calcate le assonanze con la Russia, mentre nell’ultimo (Très moderé – Très mouvementé et avec passion) è stata formidabile la resa del contrappunto e apprezzabile la resa coloristica, a tratti estrema. Applausi molto calorosi.

Tuttavia, occorre ricordare che l’ensemble si presenta, a livello internazionale come uno dei più autorevoli interpreti della musica latino-americana contemporanea e non solo. Qui entra in gioco un brano con cui attraversiamo l’Oceano, meta Rio de Janeiro, per catapultarci , senza preparazione alcuna, nel brasiliano Heitor Villa-Lobos, violoncellista “amante” della chitarra. Eccoci svelati scenari e suoni diversi, frutto di una pluralità di influenze, con un’enfasi decisa e un equilibrio dell’ensemble totalmente spostato rispetto ad esempio a quello tenuto, con leggero freno, in alcuni passaggi delle Fantasie di Henry Purcell  sentite all’inizio. Chissà se il pubblico della Gog avrebbe apprezzato ancora di più un concerto spostato verso le sonorità americane virtuosistiche e atonali come le pagine di Villa-Lobos… Sicuramente questo “equilibrio di contrasti” è stato molto efficace, spaziando da un continente all’altro, e da un aspetto interpretativo ad altri con duttilità, caratteristica che, unita ad affiatamento e bravura, va sicuramente riconosciuta al Cuarteto Latinoamericano. Nei due bis finali una trascrizione del Capriccio 24 di Paganini, ad opera del violista Javier Montiel. Tanti studenti di liceo tra il pubblico, un bel segnale.