GOG, l’eleganza del Trio Wanderer

Aaron Copland, Elliott Carter, Igor Markevitch, Philip Glass, Astor Piazzolla. Sono solo alcuni degli allievi più illustri di Nadia Boulanger, compositrice e didatta fra le più autorevoli del Novecento. Notissima Nadia come didatta, compositrice e direttrice d’orchestra; meno nota la sorella Lili, promettente compositrice stroncata a soli 25 anni dalla tisi: si racconta che sul letto di morte dettò a Nadia la sua ultima composizione sacra, Pie Jesu.

Il nome di Lili compariva nel programma che ieri sera alla GOG ha presentato il Trio Wanderer, tornato a Genova dopo tre anni di assenza dai nostri palcoscenici.

Formato da Vincent Coq (pianoforte), Jean-Marc Philips-Varjabédian (violino) e Raphael Pidoux (violoncello), l’ensemble può contare su una solida preparazione individuale e su un indubbio affiatamento collettivo.

Le doti di interpreti eleganti sono emerse pienamente nelle due delicate pagine di Lili Boulanger: D’un Soir triste e D’un Matin de Printemps sono due raffinati quadri musicali tematicamente legati, ma assai diversi nel clima espressivo: il Trio ne ha assicurato una interpretazione di forte tensione emotiva.

Il concerto si era aperto con il Trio in re minore op. 63 di Schumann. Partitura complessa dalla scrittura densa come è nello stile del grande compositore tedesco. Scrittura, proprio per questo, difficile da decifrare e restituire. Il primo tempo ha suscitato, a dire il vero, qualche perplessità per una visione forse non del tutto unitaria da parte della tastiera e dei due archi. Altro esito invece nei due tempi centrali, restituiti con maggiore equilibrio fonico.

Clou della serata il Trio in mi minore op. 92 di Saint-Saens, lavoro particolarmente interessante nella sua articolata varietà: si può citare il brillante Allegretto, il fluido valzer e soprattutto il finale una fuga di notevole difficoltà esecutiva. La lettura del Trio è risultata encomiabile per la chiarezza espositiva e la sensibilità espressiva.