“A volte si ha la possibilità di vedere già il film o parte di esso; si parla comunque molto con il regista e si ha la possibilità di leggere il copione. La realizzazione della partitura è sempre un fatto rapido. Lunga può invece essere la elaborazione mentale sul carattere e la dimensione da dare alla musica. Solitamente si è condizionati dalla fretta; e spesso assillati dal tempo si hanno idee più belle ed efficaci”. Lo sosteneva Ennio Morricone. Ho avuto il piacere di incontrare Morricone in diverse occasioni. La prima fu nel 1983 quando venne per uno spettacolo benefico. E la dichiarazione sopra riportata risale ad allora. L’artista aveva già alle spalle successi straordinari, ma molti dovevano ancora arrivare che avrebbero resto la collaborazione allora fondamentale con Leone, una delle più importanti, ma non l’unica: basta pensare al rapporto con Tornatore.
Certo è che nell’arco della sua lunga e straordinaria carriera, Morricone ha conquistato con le sue colonne sonore il cuore di intere generazioni che si riconoscono in quelle pellicole e in quei suoni strettamente connessi alle immagini, ma dotate anche di una loro autonomia emozionale.
Di tutto ciò si è avuta prova ieri sera all’Arena del Mare del Porto Antico che ha ospitato un “Omaggio a Morricone” proposto da Andrea Albertini e l’Ensemble femminile Le Muse.
Albertini ha costruito una serata davvero ben congegnata ripercorrendo l’intera grande carriera di Morricone: un viaggio all’indietro nel tempo partendo da The Hareful Eight di Tarantino che nel 2016 valse al compositore l’Oscar per arrivare a Sergio Leone e agli splendidi western all’italiana attraverso Atanè, La califfa, Metti una sera a cena, il magnifico Sacco e Vanzetti (con la indimenticabile canzone Here’s to you), Mission, la collaborazione con Tornatore (Malena, Nuovo cinema Paradiso, La leggenda del pianista sull’Oceano).
Sul piano musicale Albertini ha elaborato una serie di pregevoli trascrizioni cameristiche utilizzando solo nove eccellenti strumentiste: cinque archi (con la contrabbassista chiamata a dividersi fra l’arco grave, il basso elettrico e la chitarra elettrica), tre fiati (flauto, oboe e corno) e una batterista. Complesso eccellente e duttile che ha saputo regalare, ben diretto da Albertini al pianoforte, una serie di letture ineccepibili. Ospiti vocali sono stati Angelica De Paoli e soprattutto Susanna Rigacci, per decenni “voce” di Morricone: a lei sono spettati i suggestivi vocalizzi che il compositore scrisse per Leone e i suoi western. La De Paoli ha invece interpretato la citata bella canzone di Sacco e Vanzetti e in chiusura, uscendo dall’ambito cinematografico, Se telefonandoche Morricone scrisse per Mina.
A rendere più completo lo spettacolo, durante le esecuzioni sono state proiettate sequenze dei film collegati alle colonne sonore. Particolarmente suggestiva è stata l’esecuzione della lirica pagina dalla Leggenda del pianista sull’oceano accompagnata dalla entrata nel porto, subito alle spalle del palcoscenico di una nave: una scenografia perfetta!