Le magie di Patyra e di Marchese e il ricordo di Mompellio

Il bellissimo concerto al San Filippo

“Avevo 10 anni quando rimasi folgorato da una cantante genovese, Sabrina Salerno. A 16 anni scoprii che nessun polacco aveva mai vinto il Premio Paganini e decisi che sarei stato io a infrangere quel vuoto. Studiai come un pazzo e nel 2001 fui il primo polacco a scrivere il mio nome nell’albo d’oro del Premio. Era destino, insomma, che Genova fosse nel mio cuore e ogni volta che vengo qui sono felice!”. Ha spiegato così il suo amore per Genova, , ieri sera, in un affollato Oratorio di San Filippo, Mariusz Patyra il formidabile e simpatico violinista che si è esibito ospite del Paganini Genova Festival con l’Orchestra Paganini fondata e diretta da Vittorio Marchese.

Quando 23 anni fa l’allora giovanissimo Patyra trionfò al “Paganini” stupì giuria e pubblico per una tecnica straordinaria associata a un totale controllo del suono. Qualità confermate ieri sera con, in più, una acquisita maturità interpretativa che gli consente di entrare in Paganini come negli altri autori con una immediatezza espressiva, una duttilità di colori e di dinamiche davvero stupefacente.

Basta ricordare le esecuzioni paganiniane. Due, tra l’altro, proposte in una meno popolare versione con orchestrazione di Herdzin: il Capriccio n.24 e il Cantabile. Entrambi restituiti con freschezza, agilità e buon gusto musicale, analogamente agli acrobatici “Palpiti”.

Vittorio Marchese ha assecondato l’estroso solista con rigore ben seguito da un complesso che cresce, matura e acquisisce personalità di concerto in concerto. Gli applausi sono stati interminabili e Patyra e Marchese hanno regalato una poetica lettura di “Oblivion”.

Poi l’Orchestra ha affrontato con autorevolezza e ammirevole affiatamento la complessa Serenata op. 22 di Dvorak.

Anche qui grandi e meritati applausi con un conseguente, originale bis: non tutta l’orchestra ma tre componenti (i violinisti Filippo Bogdanovic e Filippo Taccogna e la violista Teresa) Valenza hanno offerto un movimento da un trio di Dvorak a dimostrazione che il complesso è lodevole nel suo insieme, ma altrettanto lodevole nei suoi singoli componenti.

Il ricordo di Mompellio

Nel pomeriggio la sala di Palazzo Tursi aveva ospitato il primo degli incontri dedicati a un approfondimento paganiniano sul piano storico e musicologico. Mariateresa Dellaborra e Stefania Montonati hanno rievocato la figura di Federico Mompellio. Musicologo e compositore genovese, Mompellio (1908-1989) ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo serio e rigoroso degli studi paganiniani. Revisore di vari manoscritti, autore dell’orchestrazione del Concerto in mi minore, Mompellio è stato uno degli artefici della nascita della Edizione Nazionale delle opere paganiniane. Dellaborra e Montonati hanno ripercorso le tappe della sua carriera attingendo al materiale raccolto nel fondo Mompellio del Conservatorio di Milano, fondo al quale sta lavorando per la sua catalogazione la Montonati. Conversazione molto interessante seguita con estrema attenzione dal pubblico presente.