Opera, arie per un’eclissi: un viaggio onirico di grande fascino

Nel Settecento nel teatro musicale esisteva il cosiddetto “pasticcio”: il compositore adattava musiche già scritte (sue o di altri, la SIAE non esisteva ancora) a un testo nuovo.

Opera! Arie per un’eclissi!, lo splendido film ideato e diretto da Davide Livermore e da Paolo Gep Cucco e proposto ieri sera in anteprima cittadina al Cinema Sivori, è un’opera musical che si ispira, in qualche modo a quel filone con la differenza (essenziale) che il testo in questo caso rimane quello originario, pur legandosi perfettamente alla storia narrata.

Il film si apre con un colpo di pistola in un supermercato.

Una nota di cronaca dalla quale, subito dopo, si scivola nel mito e quella donna ferita diventa Euridice, inseguita con ostinazione dal suo Orfeo che solo nel finale la lascerà andare.

Il film dunque racconta una grande storia di amore e di morte, in bilico fra la realtà (inizio e fine) e la fantasia con una straordinaria mescolanza di linguaggi e di tecniche.

Livermore, un passato da tenore e un amore infinito per la musica, sa bene che l’opera è stata di per sé sempre uno spettacolo “rivoluzionario” e “onnivoro”. La scenotecnica seicentesca fece all’epoca miracoli per creare prospettive, ambientazioni spettacolari, luci particolari. Il teatro nel passaggio dai palazzi nobili (dove l’opera era nata proprio con il mito di Orfeo) ai teatri pubblici doveva stupire le nuove platee (i borghesi) con effetti nuovi. La musica era importante, ma anche l’occhio voleva qualche soddisfazione.

E il film si fa carico di questa ricerca di effetto visivo con soluzioni davvero entusiasmanti. La discesa di Orfeo nel regno dei morti (l’Hotel Ade) è resa dai due autori attraverso l’utilizzo di un virtual set presso i Prodea Led Studios di Torino. Gli attori e i cantanti si trovano avvolti in un ambiente irreale, una serie di immagini, di situazioni sceniche di straordinaria spettacolarità ed efficacia narrativa.

In queste atmosfere sospese dove tutto si trasforma e Cio-Cio-San diventa tante farfalle in volo, i due autori inanellano una serie di pagine musicali tratte dal grande repertorio lirico, ma non solo. Accanto a Gluck, Puccini, Verdi, Boito, Bizet, Haendel, Vivaldi si ascoltano “E’ vero” di Bindi e “The power of love”, quest’ultima in una poetica versione “barocca”. A risolvere le partiture musicali sono state chiamate, infatti, due orchestre: una (di Budapest), classica diretta da Placido Domingo, l’altra, barocca (Europa Galante) diretta da Fabio Biondi.

Altro elemento di forza del film, il cast, magnifico sia nella parte attoriale che in quella vocale. Vincent Cassel è un Caronte inaspettato, ironico e disincantato, Fanny Ardant una elegante e misteriosa Proserpina. I due amanti sono giovani cantanti dalla splendida voce: la bellissima Miriam Battistelli è Euridice, Valentino Buzza, Orfeo. E poi ci sono il formidabile Erwin Schrott (Plutone), Caterina Murino (l’ostessa dell’inferno), e, ancora, Angela Finocchiaro, Rossy De Palma, Linda Gennari (la messaggera) e lo stesso Livermore che si ritaglia la parte del padre di Orfeo.

I costumi sono di Dolce e Gabbana e le belle coreografie di Daniel Ezralov.

Un film insomma originale che emoziona per i contenuti e per la commistione dei linguaggi, raramente così ben compenetrati e fluidi.