Addio a Lorenzo Costa, cala il sipario sull’anima del Teatro Garage

Spegnete la luce o tirate il sipario. Un pezzo si San Fruttuoso o meglio di tutta Genova non tornerà più. Con le cerimonie odierne si è chiuso l’addio a Lorenzo Costa, spentosi a 69 anni, per tutti attore, regista, fondatore e direttore artistico del Teatro Garage che viveva di un cartellone non scontato, spesso temerario, contrario alle mode e vero dispensatore di cultura, anche quando proponeva il target kids,

Ha lasciato il suo pubblico dalla Calabria, dalle ferie, in un periodo di riposo dalla rassegna “Ridere d’Agosto” che lo aveva impegnato al Porto Antico: 21 serate di spettacolo con una trentina di recite scaldate da un pubblico numeroso e tanti eventi da tutto esaurito per scrollarsi di dosso la paura e tornare a fare cultura insieme. Un concetto in cui credeva fermamente.. Suo poi il merito, allargando lo sguardo di anni,  di aver fatto vivere il quartiere, sulle ceneri dell’antico cinema Diana diventando ben presto punto favorito di molti intellettuali e della critica.

Tantissimi i personaggi che hanno calcato quel palco: Luciana Littizzetto, Daniele Luttazzi, Jacopo Fo, Claudio Bisio, Franca Valeri,  Anna Mazzamauro,  Mario Zucca, i Gemelli Ruggeri, Paolo Hendel, solo per citarne alcuni. Inondata sin dalle prime ore di saluti da attori, giornalisti, personalità, da uomini comuni la pagina Facebook del Teatro Garage di Genova che ne ha annunciato la morte  con le righe: “Un ‘finale di partita’ che ci lascia attoniti e senza parola… hai chiuso il sipario troppo presto, Costa!”.

Recentemente avevamo visto 3-4-3 Destinazione Auschwitz, uno spettacolo delicato e indimenticabile, a firma di Lorenzo Costa sulla vita del giocatore e in seguito allenatore di calcio ungherese Arpad Weisz. 

Interpretato da Lorenzo Costa e Federica Ruggero, lo spettacolo narrava la storia di uno dei più grandi tecnici della storia del calcio italiano. Negli anni Trenta Weisz vinse lo scudetto con l’Inter, allora denominata Ambrosiana per ragioni politiche, e divenne l’allenatore più giovane a vincere il campionato italiano. Il destino gli riservò la deportazione ad Auschwitz, dove morì. Uno spettacolo che piacque agli amanti del calcio e che lasciava nel cuore la vita di un uomo come tanti all’epoca,  nato in un luogo sbagliato nel momento sbagliato. Dal modulo calcistico 3-4-3 alla voglia di reagire e di lottare, è uno dei capolavori indiscussi di Lorenzo Costa. Come tante altre opere a firma Costa resta il teatro, un’eredità artistica che non si cancella.