GOG – Sonia Bergamasco e Emanuele Arciuli per un raffinato Strauss

Ieri sera, per il consueto appuntamento settimanale con la Giovine Orchestra Genovese, il Carlo Felice era particolarmente affollato. Accade spesso per la GOG, naturalmente, ma il programma della serata non era di quelli che si possono definire di “richiamo”.

Il “richiamo” stava evidentemente nei due protagonisti il pianista Emanuele Arciuli e l’attrice Sonia Bergamasco che il pubblico conosce per le sue tante performance televisive nonché per i diversi film girati. Attrice estrosa e versatile e musicista con un diploma di pianoforte alle spalle.

Interprete perfetta, dunque, per il melologo di Richard Strauss Enoch Arden sul testo di Alfred Lord Tennyson proposto nella traduzione di Bruno Cagli.

Il melologo è una particolare forma musicale che consiste nella recitazione di un testo accompagnata dalla musica. E’ una forma a sè, ma la si può trovare anche nel teatro tedesco: pensiamo al Franco cacciatore di Weber o al Fidelio di Beethoven.

I due interpreti sul palcoscenico (foto Silvia Aresca)

 

Il lavoro di Strauss risale al 1897, in quel periodo creativo, dunque, che stava segnando la fine della fase dedicata al poema sinfonico e il definitivo approdo al teatro musicale . La storia del pescatore Enoch che per dare un miglior futuro ai figli parte per un lungo viaggio, viene considerato morto e quando finalmente rientra trova la moglie felicemente sposata con il loro amico d’infanzia e decide di non farsi riconoscere per non turbare l’armonia della sua ex famiglia, ha trovato in Strauss un compositore straordinariamente sensibile nell’evocare attraverso la tastiera ogni sentimento, ogni moto dell’animo di Enoch e della moglie, ma anche della natura (basta pensare al moto marino così evidente nella parte introduttiva e non solo). Un pianismo ricco di umori e di raffinatezza esaltate dallo stile di Arciuli, pianista di grande duttilità e di assoluta padronanza del suono. Sonia Bergamasco, voce di particolare bellezza e rotondità, ha risolto il testo di Tennyson con splendide soluzioni espressive dando voce ai singoli personaggi, integrandosi pienamente nel suono del pianoforte (e lì risaltava la sua “musicalità”),  in un connubio di tale forza espressiva da tenere il pubblico inchiodato alle poltrone in un silenzio totale.

Applausi finali interminabili e i due artisti hanno offerto come bis, un altro melologo, Addio alla terra di Schubert.

Nella prima parte del concerto, Arciuli aveva eseguite brevi pagine di tre autori non particolarmente frequenti nei programmi, Grieg, Rota e Poulenc: tre mondi differenti, dalle atmosfere tardoromantiche di Grieg (sei brani dai Pezzi Lirici), alle sonorità più taglienti e grottesche di Rota (dai 15 Preludi) ai raffinati Trois pieces di Poulenc. Letture inappuntabili per chiarezza, fraseggio, controllo del suono e delle dinamiche.