Due perle cameristiche per la GOG

Il Carlo Felice non sarà il teatro più bello d’Italia, ma certamente è il più funzionale e il più facilmente adattabile alle esigenze. Con la sua platea-piazza ampia, infatti, è l’unico palcoscenico italiano che oggi può permettersi di contenere in tutta sicurezza un migliaio di spettatori. Una bella soddisfazione per la Fondazione Carlo Felice, ma anche per la Giovine Orchestra Genovese che ieri sera ha inaugurato la sua stagione con una platea piena in tutti i posti utilizzabili. Un bel colpo d’occhio per uno spettacolo decisamente all’altezza di una ripartenza importante.

C’era, infatti, la Camerata Royal Concertgebouw Orchestra, un eccellente gruppo formato da alcune prime parti della formazione più importante di Amsterdam.

E il programma offriva due perle cameristiche del primo Ottocento, ovvero il Settimino op. 20 di Beethoven e l’Ottetto D 803 di Schubert. Un accostamento non casuale. Le due partiture, infatti,  si differenziano solo per un violino in più utilizzato da Schubert che fu “invitato” dal suo committente (un clarinettista dilettante) a comporre un’opera il più possibilmente simile, appunto, al Settimino beethoveniano. Possiamo immaginarci l’imbarazzo del povero Franz schiacciato tutta la vita dal confronto con il grande dominatore della scena viennese, che naturalmente adorava ma dal quale si sentiva estremamente lontano per temperamento e interessi stilistici. In questo caso, però, la richiesta venne assecondata: stesso organico (con la differenza già evidenziata) stesso numero di tempi e medesima successione degli eventi sonori. Cambia però lo spirito ed è proprio il clima differente che rende affascinante l’accostamento e l’ascolto delle due opere in rapida successione.

Soprattutto se a proporle è un gruppo del valore della Camerata olandese.

Intonazione perfetta, mirabile equilibrio fra archi e fiati (impresa non facile), i sette strumentisti hanno risolto Beethoven con eleganza, sensibilità regalando momenti di intensa partecipazione emotiva: si cita il delizioso Minuetto ripresa da una Sonatina pianistica e l’Andante basato su variazioni su un tema che ha qualche analogia con un tema russo usato da Beethoven nel Quartetto op. 59 n.2 e ripreso in seguito da Musorgskij nella scena dell’Incoronazione del Boris Godunov.

La stessa cura espositiva e la medesima perfezione tecnica nell’Ottetto dove però è cambiato il suono a cogliere il diverso ambiente espressivo di Schubert.

Due esecuzioni, insomma, di notevole fattura vivamente applaudite dal pubblico.