“Mozart era un figo, Bach ancora di più”: parola di Matteo Rampin e Leonora Armellini

Quanta architettura (per non dire costruzione) c’è nella musica e, al contrario, quanto sogno, quanta “diplomazia” sonora, quanta sensibilità? E’ forse questo -un condensato di femminilità, di forza genitrice e  e di esperienza sensoriale primordiale- il segreto della musica?

Per rispondere occorre passare attraverso le epoche, le ragioni biologiche, le relazioni fisico-matematiche, la cultura in senso lato, la fisica, la filosofia. Passeggiare, per non annoiare troppo, ma per solleticare anzi ogni curiosità in lungo e in largo nella storia e nelle parti delle biografie che i manuali di educazione musicale solitamente sottendono o riducono o…eliminano del tutto.

E’ nato così “Mozart era un figo, Bach ancora di più” di Matteo Rampin e Leonora Armellini che, non a caso, nel sottotitolo recita “Come farsi sedurre dalla musica classica, innamorarsene alla follia e diventarne dipendenti per sempre”.  La seduzione, del resto, è sempre andata di pari passo con l’arte, non certo solo quale alta metafora: se il Don Giovanni vantava un proverbiale “catalogo” (In Italia seicento e quaranta, in Lamagna duecento e trentuna, cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna son già mille e tre…) tante furono le tentazioni in cui cadde lo stesso Mozart,  Lorenzo Da Ponte non fu immune a una storia di corna per cui dalla Serenissima dovette riparare  a Dresda, Beethoven si innamorava spesso delle sue giovani allieve (celebre la dedica alla contessina Giulietta Guicciardi ancor oggi sul frontespizio della Sonata Op.27 n. 2, Al chiaro di luna), amatissimo dalle donne Paganini, ma anche Wagner che aveva un debole per le donne sposate e…facoltose.

Aneddoti e avventure a parte, che rendono tuttavia frizzanti le pagine, il testo è ricco di esempi in grado di chiarire l’abc della scrittura musicale e della composizione, in modo semplice anche per chi non ha approfondito gli studi musicali. Consonanze, dissonanze, intervalli, scale, armonia, i fondamenti della composizione si intrecciano con biografie e brani più o meno celebri. Le analogie sono chiare: da “Il clavicembalo ben temperato” di Bach si arriva al “temperamento equabile” del tedesco Werckmeister o all’accordatura inventata da Vincenzo Galilei (il padre di Galileo) sino al sistema temperato e alle tonalità maggiori e minori.

Al cuore delle pagine in omaggio a Bach l’arte della fuga e… “Il silenzio degli innocenti”! Già, perché non tutti rammentano come il protagonista Hannibal Lecter si liberi dalle manette ascoltando un pezzo delle leggendarie “Variazioni Goldberg” eseguite da Glenn Gould (e da chi altro altrimenti?), ma è sulla lettura della “Passacaglia in Do minore” di Bach per organo o clavicembalo e sul simbolismo cifrato delle sue opere, così come ricostruito per primo da Albert Schweitzer, che si trovano le pagine più appassionanti.

Tante le curiosità dalla maledizione della Nona (Beethoven il più noto, ma anche Bruckner, Dvorak, Mahler, Schubert ed ecco perché in molti passano dalla Ottava alla Decima) sino ai ritratti musicali di Schumann e alle figure immaginarie di Eusebio e Florestano con cui firmava gli articoli di una rivista musicale e letteraria, ma che iniziarono ben presto a dettargli le note “come gli amici immaginari dei bambini”o ai  brani poco tradizionali come il “Quartetto per archi ed elicotteri” di Stockhausen con quattro strumentisti “normali”, quattro piloti di elicottero con altrettanti mezzi, una telecamera e un decollo spettacolare oppure ancora l’opera-provocazione di John Cage con l’organo di Halberstadt a produrre un accordo ogni quattro mesi la cui esecuzione terminerà nel 2640 e, come scrivono gli autori, “Sempre che l’organo in questione sia ancora intero, mentre sicuramente l’organista non lo sarà”.

Altrettante le pagine raffinatissime che chiamano in causa il neurologo Gilles de la Tourette, il musicista Salieri, la forma sonata, la musica a programma, il mutare dell’idea di orchestra da Berlioz a Wagner fino ai giorni nostri e interessante il dibattito “Classica vs Leggera?”.

Vincente dunque il 4 mani per Salani Editore anche se non su tastiera: il medico, scrittore e musicista Matteo Rampin e l’astro nascente della classica (già premio Nawrocka al concorso internazionale Chopin di Varsavia nel 2010) Leonora Armellini, di cui auspichiamo il bis.