Beatrice Venezi e il viaggio nel tempo con “Le sorelle di Mozart”

“Questa è la storia di alcune donne uniche. Musiciste geniali. Compositrici innovative. Interpreti sublimi. Donne uniche capaci di emergere in un mondo che avrebbe fatto volentieri a meno di loro. Che le ha considerate inadatte, sfrontate, scandalose, incapaci. Questa è la storia di alcune donne uniche, in un mondo di uomini”. Un libro forte e potente, scritto da una donna, e un’artista, Beatrice Venezi, classe 1990, tra i più giovani direttori d’orchestra donna d’Europa, inserita da “Forbes” nei 100 under 30 più influenti d’Italia. 

Non dovrebbe ma fa notizia, come molte voci del suo volume Utet che piace anche in termini di vendite, non solo ai puristi o alla critica.  Troviamo ad esempio Nadia Boulanger, direttore donna, nata a Parigi nel 1887, “figlia, nipote e pronipote di musicisti. L’unica cosa che può fare è suonare”.  Inizia con l’organo (a soli 16 anni è organista sostituta di Gabriel Fauré), poi composizione, carriera concertistica brillante, vincitrice di numerosi concorsi. “E’ una delle prime donne della storia- scrive Venezi- chiamata a dirigere un’orchestra, anzi, le più grandi orchestre. In Francia, per cominciare, negli Stati Uniti poi”.  Indica quindi diverse pioniere del campo di svariati Paesi come Ehel Leginska, Antonia Brico, Mary Ethel Smyth, Carmen Bulgarelli Campori, Florica Dimitriu, Veronika Borisovna Dudarova e tante altre di grandissimo valore.

Non è qui la sede di elencare le innumerevoli vite dedicate alla musica, ma questo libro con tante pillole e una sezione iconografica piacevolissima nel mezzo del volume, riesce a dare il giusto assaggio di tante figure che si sono distinte non “solo” per il grandissimo portato artistico, ma per la caparbietà, la severità, l’insistenza e l’integrità nel portare avanti la propria passione, il proprio credo, la propria immedesimazione col pentagramma. Senza guardare al mondo della classica, pensiamo anche solo nei Festival popolari o al Festival di Sanremo quante donne si vedono alla direzione oggi?

La stessa cosa vale per cantanti, compositrici, strumentiste dal Medioevo sino alla fine degli anni Novanta. Piacevole la playlist finale che da sola varrebbe il libro: quando indica “Gaspard de la nuit” di Marta Argerich o il “ciclo immaginario” (Offertorium, Sette parole, Jubilatio) di Sofija Gubajdulina o ancora i consigli cinematografici dove indica il metodo della mascherature (la visione più volte di una sequenza prima solo video poi solo audio oltre che integrale per apprezzarne gli elementi) compie quel regalo che di solito scaturisce dagli incontri maestro-allievo e nelle riflessioni dei corsi di storia della musica.