“La tragedia che ci ha colpito ci ha fatto capire che dobbiamo lavorare insieme. Mai come oggi da isolati ci siamo resi conto che è l’unione che ci può e ci deve aiutare”. A sostenerlo è Serena Bertolucci, da un anno e mezzo circa direttore di Palazzo Ducale.
Proprio domani partirà un ciclo di incontri online (pagina facebook del Palazzo e poi sull’apposito canale youtube) organizzati appunto dal Ducale: a inaugurare (ore 17,30) la presentazione dell’ultimo numero della rivista “Limes” con Lucio Caracciolo e Dario Fabbri.
A seguire dal 21 aprile al 21 maggio alcuni appuntamenti sotto il titolo “Il volto di Giano – La metamorfosi di Genova” a cura di Giacomo Montanari e Antonio Musarra in collaborazione con GenovApiedi. (vedi il sito ufficiale, www.palazzoducale.genova.it).
Ci si attrezza, insomma, per far fronte alla difficile situazione, ma nello stesso tempo, si deve anche guardare avanti e capire come ripartire.
-La forzata chiusura ha determinato una grande quantità di iniziative online. Siamo un popolo di grandi inventori e fantasisti e lo abbiamo potuto verificare in queste settimane. Tutte le istituzioni importanti, tutte le associazioni culturali hanno tirato fuori dai loro archivi materiali che stanno proponendo sul web, così come singoli artisti, musicisti, attori, critici d’arte hanno offerto loro personali itinerari culturali. Ne è scaturita un’immagine molto ricca della nostra capacità di fare cultura. Ma al di là delle iniziative, tutte lodevoli, cosa rimarrà di questo periodo? Cosa ci ha insegnato questa tragedia?
“Hai ragione, siamo un popolo pieno di inventiva. Cosa ci ha insegnato questa obbligata reclusione? In primo luogo dobbiamo mettere a sistema gli eventi e capire che è fondamentale provvedere, tutti insieme, a una calendarizzazione. C’è una sovrapposizione di proposte che naturalmente si può capire in questo frangente ma che dovrebbe in qualche modo essere ricondotto a una cabina di regia. Abbiamo capito poi tutti quanto sia preziosa la cultura. L’esperienza estetica che si vive di fronte a un’opera d’arte è insostituibile. Quante volte abbiamo visto ad esempio al Louvre davanti alla “Gioconda” turisti che non la guardano neppure, tutti presi dal fotografarla per immortalare il momento. E invece occorre capire che l’essere fisicamente davanti all’opera d’arte costituisce un’occasione fondamentale di godimento estetico”.
-Palazzo Ducale è con il Teatro Carlo Felice e il Teatro Nazionale, uno degli assi portanti della cultura in questa città. Rispetto ai due Teatri probabilmente avrà più facilità a tornare verso la normalità…
“Certamente. La fase due che prima o poi si avvierà ci obbligherà a convivere con l’infezione. Dovremo abituarci a un lento riavvicinamento alla cultura attraverso una fruizione per pochi. Penso ad esempio ai cortili per concerti all’aperto con un pubblico limitato. A Shanghai ci si deve prenotare per andare a visitare un museo. Studieremo itinerari all’aperto, intorno al Ducale. Il tutto aspettando la fase tre di ritorno alla normalità. E puntiamo su una grande mostra su Michelangelo. Abbiamo dovuto farla slittare in autunno, ma per certi versi è stato anche un bene, perché questo spostamento ci consentirà di avere alcune opere preziose che non sarebbe stato possibile esporre prima”.