Musica e impegno civile 3 – Haydn e la Sinfonia degli addii

Molti sanno che Franz Joseph Haydn è stato un prolifico compositore che ha scritto oltre 105 sinfonie, più di 70 quartetti, concerti per vari strumenti, opere teatrali, oratori, (due dei quali hanno un enorme successo nelle loro esecuzioni inglesi ed austriache: La Creazione e Le Stagioni).

Introducendo un concerto dei Berliner Philharmoniker interamente dedicato a lui, Sir Simon Rattle lo definiva “uno dei più grandi compositori che NON conosciamo”.

Effettivamente di Haydn si eseguono quattro o cinque delle ultime sinfonie (le Londinesi) con una certa frequenza, qualche quartetto e poco altro.

Peccato perché tutto quello che ha composto brilla come pietra preziosa per senso della simmetria, vivacità ritmica, varietà di atmosfere, cura del contrappunto e dell’armonia.

Nel 2030 ricorrerà il trecentesimo anniversario della nascita e si spera che, non solo per l’occasione, la sua immensa mole di musica entri più stabilmente nei programmi. Senza contare che l’ esecuzione delle sue sinfonie, con le loro geometrie di canti, controcanti e combinazioni contrappuntistiche, tanto gioverebbe in primis alle italiche orchestre. Certo Haydn è autore difficile: occorre eseguirlo con minuzia e precisione, ma anche con vivacità e cura del colore, con fraseggio adeguato e senso ritmico; senza questi elementi risulta noioso, proprio lui che della noia  era l’antitesi.

Fatta questa premessa parliamo della Sinfonia degli Addii.

Haydn sarà per gran parte della sua vita un compositore di corte e dovrà scrivere opere musicali e quindi anche sinfonie su commissione. Erano tempi in cui il Kappelmeister era considerato poco più che un maggiordomo specializzato. I regolamenti di casa Esterházy, presso cui Haydn lavora per decenni, descrivono minuziosamente i compiti, i doveri e perfino l’abbigliamento (“si dovrà presentare sempre davanti al Principe in parrucca e calze bianche….”). Haydn che diceva di sé “Dal momento che Dio mi ha dato un cuore allegro, sarà lieto che lo serva in allegria…”, accetta di buon grado il suo status e nella sua biografia non c’ è traccia di quelle volontà di affrancarsi dalla sua condizione, che sarà presente in Mozart e che esploderà con Beethoven.

Ma veniamo alla sinfonia: il principe trascorreva nella residenza estiva di Esterháza, periodi sempre più lunghi e i musicisti  erano quindi costretti a passare anche loro sempre più tempo lontani dalle famiglie, che risiedevano a Eisenstadt. Nell’autunno inoltrato del 1772 il principe Nikolaus Esterházy non accenna ad alcuna volontà di rientrare ad Eisenstadt. I musicisti cominciano a temere di non poter rientrare a casa per le feste di Natale e chiedono al loro Kappelmeister Haydn un intervento presso il Principe.

Haydn, da uomo saggio ed astuto, non fa una rivendicazione o un tentativo di persuasione verbale ma scrive questa sinfonia nell’insolita tonalità di fa diesis minore; a chiusura del lavoro non pone un presto o un allegro, ma un adagio; anzi per essere precisi scrive un Presto come quarto movimento, ma che  sfocia velocemente in un adagio conclusivo, durante il quale tutti gli strumentisti dell’orchestra abbandonano uno dopo l’altro il loro posto (a quell’epoca, spegnendo anche la relativa candela). Gli ultimi ad andarsene sono due violini, che a Esterházy furono Haydn stesso e il Konzertmeister Luigi Tomasini. La cronaca ci tramanda che il principe, divertito dall’originalità della «rivendicazione» indiretta, cogliesse il messaggio disponendo il ritorno della corte a Eisenstadt.

Non so se papà Haydn condivida dall’Olimpo musicale questo suo gesto creativo come un momento di impegno civile, ma sicuramente il suo è stato un gesto di grande attenzione ai suoi musici, giocato con equilibro ed intelligenza, stessi valori che si percepiscono  e che rendono unica tutta la sua musica.

La sinfonia ha naturalmente altri punti di interesse rispetto a questo simpatico evento per cui è nota: musicalmente parlando, ad esempio, le relazioni tonali fra i movimenti seguono un rapporto costante tra tonica minore, relativo maggiore e tonica maggiore,  piuttosto insolito.

(Primo movimento: fa diesis minore, secondo: la maggiore, terzo movimento:  fa diesis maggiore; quarto: fa diesis minore (Presto), la maggiore (Adagio, parte I), fa diesis maggiore (Adagio, conclusione)

Consigli per gli ascolti

Sinfonia n. 45 in fa diesis minore “Abschiedssymphonie” (Sinfonia degli addii)

 

Al di là del Finale, la sinfonia merita di essere ascoltata tutta e magari anche vista. Poche le edizioni integrali in video disponibili. Ne segnaliamo una sul sito www.meloman.ru diretta da Valety Polyansky con la Cappella di Stato di Mosca. La visione permette di rivivere quello che è successo ad Esterházy nel 1772.

Per il solo Finale segnaliamo il concerto citato diretto da Simon Rattle con i Berliner intitolato An imaginary orchestral joyrney in Haydn’s music, dove troviamo estratti dalle Sinfonia n. 8 Le Midi, 45 degli Addii, 60 Il Distratto, 64, 90 (quella con il Finale senza fine!!) oltre che da La Creazione, Le stagioni, Tobia, Le ultime sette parole di Cristo, L’isola disabitata. Una ghiotta occasione per avere un’idea dell’infinito universo haydniano.