Petruzzelli: “Combattere e coltivare la speranza per non farsi piegare”

Sul palco era tornato pochi giorni fa in occasione dello spettacolo in diretta streaming del Teatro Nazionale di Genova per l’anniversario della festa della Repubblica, ma adesso Pino Petruzzelli è pronto a incontrare nuovamente dal vivo il suo pubblico.  L’occasione è la prima tappa del Festival Internazionale di Poesia “Parole spalancate” a cura di Claudio Pozzani.

Il Festival genovese è tra i primi eventi culturali in Europa a proporre performaces e appuntamenti dal vivo con la presenza del pubblico, all’interno di un calendario itinerante da giugno a settembre con eventi live in oltre 30 luoghi di Genova tra palazzi, giardini, ville, spiagge e piazze.

Prima tappa sarà la due giorni di oggi, 17 giugno, e domani, 18 giugno, nell’ormai storico quartier generale del Cortile Maggiore di Palazzo Ducale, che vede appunto Petruzzelli impegnato con il suo spettacolo Storie di uomini e vini – Io sono il mio lavoro, un grande affresco della storia d’Italia, visto attraverso gli occhi di chi lavora la terra per farne buon vino.

 Sul palco era già salito per il 25 aprile e per la Festa della Repubblica, ma gli spettacoli erano in diretta streaming e a porte chiuse. Che esperienza è stata?

“Sono stati due momenti davvero toccanti. Se devo essere sincero mi sono commosso di più durante quello della Liberazione perché si era creata tra me e l’orchestra del Carlo Felice un’atmosfera intima ed empatica al punto che quando io leggevo i brani dei condannati a morte i musicisti erano in lacrime e io lo ero mentre loro sonavano. E’ stata un’esperienza particolarissima uno spettacolo senza pubblico, non mi era mai capitato, in genere quella sono le prove generali”.

 -Emozionato di ritrovare il suo pubblico?

“Felicissimo. M dicono che è già tutto esaurito per cui significa che la voglia di continuare a vivere c’è. L’importante è fare tutto con cautela”.

 -Il tema del lavoro al centro del tuo spettacolo, dopo questa terribile crisi, si arricchisce di sfumature nuove

“Adesso è più attuale che mai. Nello spettacolo parlavo della voglia di strappare la sopravvivenza ad una regione difficile come la Liguria. Ed è la chiave per combattere questa nuova crisi. Combattere e coltivare la speranza cercando di dare concretezza. I problemi vanno studiati e affrontati, non si può stare fermi ad aspettare bisogna metterci del proprio. E la speranza è il motore. E’ l’equilibrio che si crea tra Don Chisciotte e Sancho Panza di cui parlavo in un mio spettacolo: sogno e concretezza».

 -In questo periodo di chiusura alcuni artisti si sono sentiti annichiliti, altri hanno trovato ampi spazi per la creatività. Lei come l’ha vissuto?

“Bella domanda. Vede io sono stato in mezzo alle guerre, a fianco dei Rom, in situazioni di pericolo concrete. Mentre questa è stata una guerra impalpabile e io ho deciso che non mi sarei fatto piegare. Io ho continuato a credere nella vita. E così sono stato a casa e ho partorito nuove idee, nuovi spettacoli. Si faranno? Non si faranno? Non lo so, ma io volevo continuare ad andare avanti”.

-Pensa che adesso qualche cosa cambierà per voi artisti?

“Sta già cambiando. Per noi che abbiamo più anni alle spalle e qualche risparmio da parte, non sarà una situazione drammatica, ma i giovani saranno molto penalizzati. Ho scritto in questa quarantena un pezzo proprio per giovani attori, perché saranno quelli che avranno più bisogno di essere aiutati. Insieme ai piccoli teatri, che con queste nuove direttive rischiano di scomparire e questo mi addolora molto».

 -Ha già in cantiere dei progetti futuri?

«Ho molti progetti in cantiere, ma bisogna capire come si organizzeranno i teatri. Tutti gli spettacoli che erano in cartellone nella seconda metà dell’anno andranno recuperati. Quindi non si sa che spazi ci saranno. Ma se questa crisi porterà ad una riprogrammazione e rivoluzione dei cartelloni, ben venga».

-In che senso?

“Ormai si allestivano troppi spettacoli che rimanevano in scena pochi giorni, senza che poi andassero in tournèe, magari adesso con il fatto che i posti in platea saranno meno si potrebbe pensare ad una programmazione più diluita in modo da dare più respiro agli spettacoli e agli artisti”.