Il Flauto magico per Gianini-Luzzati, trionfo di parole e note a Palazzo della Meridiana

Evento particolarmente riuscito a Palazzo della Meridiana mercoledì 17 novembre  per “Gianini Luzzati, cartoni animati” con la partecipazione straordinaria di  Marco Bellano, docente di Cinema d’Animazione UNIPD, Giannalberto Bendazzi, storico del Cinema d’Animazione, Sergio Noberini, presidente Lele Luzzati Foundation, Luigi Berio, autore di film d’animazione con l’introduzione del presidente degli Amici di Palazzo della Meridiana Davide Viziano.

Dopo la tavola rotonda e un cimelio televisivo è stato proiettato il film di animazione del 1978 Il Flauto Magico, diretto da Giulio Gianini e Emanuele Luzzati.  In quell’epoca ci si trovava al tramonto dell’animazione in Italia, ma c’è chi ha saputo remare controtendenza, lasciando ai posteri un capolavoro assoluto. Nel 1977 era terminato il celebre Carosello che aveva dato impulso ad una produzione animata molto ricca e variegata con personaggi estremamente conosciuti, senza lasciare spazio ad altre elaborazioni.

Gianini e Luzzati hanno lavorato a lato della crisi,  sfidandola, portando l’animazione ad un rapporto diretto con la sensibilità degli artisti. Lele Luzzati, in particolare, aveva alle spalle un’ampia carriera da scenografo, sapeva bene come rendere la magia del teatro con pochi elementi, facili da gestire . Il Flauto Magico già con l’allestimento di Luzzati ebbe un successo straordinario facendo riscoprire la potenza della musica nel raccontare, nel dare voce alle immagini. Un punto d’origine, che è forse un punto di arrivo, arrivando al progetto incompiuto Opera Buffa degli anni Ottanta, che avrebbe dovuto dar luogo a un rapporto ancora più estremo tra parole e note. Ci pensarono con Antonella Abbatiello, giovane illustratrice, con il primo brano calato nelle corti rinascimentali, il famoso Contrappunto Bestiale di Banchieri, poi a ruota il Duetto dei Gatti, in una Napoli goliardica, ridicolizzando il ruolo dei cantanti. Luzzati voleva procedere a braccio, Gianini era più legato allo storyboard; fatto sta che restò incompiuta.

Doppiamente prezioso dunque Il Flauto Magico: il film è un unicum, una selezione di arie importanti della partitura di Mozart intercalati da un attore che, nelle vesti di un personaggio dell’opera lirica, guida il pubblico alla comprensione della storia, della riduzione del capolavoro mozartiano. E’ realizzato con materiali poveri che grazie al dinamismo e alla maestria di Luzzati diventano altro, si trasfigurano. Uno dei lasciti più interessanti in omaggio alla poetica di quest’opera.

Le vicende si susseguono con ritmo a partire dall’inseguimento di un terribile drago che spaventa il principe Tamino, a cui vengono in soccorso tre dame, seguaci della Regina della Notte. L’ uccellatore Papageno, se ne prende i meriti, decisamente immeritati. Il principe vede e di innamora dell’effigie di Pamina, figlia della Regina. Da qui un turbine di rincorse, sotterfugi e inseguimenti dalla liberazione di Pamina, tenuta prigioniera nel palazzo del moro Monostato sino all’ira della Regina della Notte con taglienti gorgheggi, tra i più belli che siano mai stati scritti. Ovviamente Tamino supera tutte le prove, dal gelo al fuoco all’acqua, e con fatica raggiunge l’amata, visto che le cose preziose vanno sempre conquistate. L’unico personaggio indolente e lamentoso resta  Papageno, che chiede a sua volta una compagna. La colonna sonora è una parte fondamentale, stimola la fantasia e accarezza l’emotività, ben risolta in ogni passaggio dall’esecuzione dei Berliner Philarmoniker, con direttore Karl Böhm. 

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