Teatro gremito ieri sera al Politeama genovese per il concerto del Benedict Gospel Ghoir.
Originiario del Sud della Carolina e vincitore di cinque edizioni su sette del prestigioso concorso “Black Music Caucus Gospel Choir” competition di New York, è stato classificato come il numero uno tra i cori gospel degli Stati Uniti da oltre un decennio.
Composto da 30 elementi e diretto da Jason Clayborn, si tratta di un ensemble vocale dinamico e pieno di spirito che attinge ai generi musicali più variegati, mescolando gospel, spirituals, blues, reggae e musica africana tradizionale.
Impegnato in una tournée europea che ha visto come tappa ieri sera il capoluogo ligure, il Benedict Gospel Choir ha aperto il concerto con alcuni brani tradizionali quali “Hallelujah”, “Oh lord” e “Joy to the world”, per poi passare a canzoni più moderne come “Heal the world” di Michael Jackson e a grandi evergreen come “I say a little prayer” nella versione di Aretha Franklin, in cui insieme al coro hanno duettato i talentuosi solisti Tasha Page Lockhart, Micah E Clarke, Daria Raymore e lo stesso direttore Jason Clayborn.
Unito dalla passione per la musica e dalla missione di portare luce e gioia attraverso il gospel, l’ensemble vocale ha trasmesso attraverso ogni singolo elemento tutta la sua profonda intensità emotiva, coinvolgendo con grande passione il pubblico.
Convinti che la musica sia un potente strumento di espressione e cambiamento, capace di unire le persone al di là delle differenze, ieri sera i coristi hanno coinvolto più volte nella loro performance la platea, in particolare in “Heal the world” in cui sono scesi dal palco e hanno chiesto agli spettatori se volessero cantare, facendoli “duettare” con loro.
Dotato di una tecnica vocale ineccepibile arricchita da coreografie coinvolgenti, il Benedict Gospel Choir ha letteralmente infiammato la platea facendole battere le mani a tempo di musica per tutto il concerto fino al gran finale con due brani tratti da “Sister Act”, film cult del 1992 che ha consacrato Whoopi Goldberg beniamina del pubblico.
A chiudere dunque “Joyful, joyful” e infine “Oh happy day” con tutto il pubblico in piedi a cantare e ballare: un’esperienza autentica e memorabile.