Giù le mani da Don Giovanni

Una trentina d’anni fa il Conservatorio “Niccolò Paganini” e la Scuola di Recitazione dello Stabile realizzarono un progetto particolarmente interessante sul piano educativo. Sotto l’attenta regia dell’indimenticata Anna Laura Messeri, misero in scena La folle giornata, una rilettura delle Nozze di Figaro unendo il testo di Beaumarchais e l’opera mozartiana. In scena giovani attori diplomandi (c’erano fra gli altri Paolo Kessisoglu, Lisa Galantini, Alberto Giusta) recitavano Beaumarchais e giovani cantanti (Elena Belfiore nei panni di Cherubino) interpretavano i corrispondenti personaggi mozartiani. Due cast in scena, insomma, in un curioso alternarsi di prosa e musica.

Quello spettacolo mi è tornato alla mente ieri sera al Teatro Ivo Chiesa dove è stato proposto Don Giovanni, in un connubio fra Moliere, Da Ponte e Mozart ideato, diretto e interpretato da Arturo Cirillo. Una coproduzione di più teatri, fra i quali il Nazionale genovese.

Don Giovanni è uno dei personaggi più straordinari della letteratura e della musica. Creato da Tirso de Molina (“El burlador de Sivilla”) ha affascinato Moliere, Goldoni, Gluck, Mozart solo per citare alcuni degli artisti che lo hanno affrontato. Una figura complessa che sfugge ad ogni etichettatura. Un impenitente rubacuori, certo, ma soprattutto un ingannatore e un immorale che sfida il cielo e dal cielo viene punito. Cirillo, dunque, è partito da un progetto interessante, mettendo insieme i due capolavori assoluti, quello di Moliere per la prosa e quello di Mozart per la musica. Ma l’incontro si è rivelato del tutto infelice.

Cirillo infatti ha costruito il testo alternando lunghi monologhi e dialoghi di Moliere con i testi di Da Ponte, non cantati ma recitati dagli attori sulla partitura mozartiana relegata sullo sfondo e proposta in una pessima trascrizione. Da Ponte è stato un librettista geniale, i suoi versi sono bellissimi, ma sono stati pensati per essere cantati non recitati e l’accostamento a Moliere diventa stridente.

Il tono dello spettacolo, infine, si è indirizzato inevitabilmente verso il comico (con alcune gag anche divertenti) dimenticando la profondità di un personaggio unico in costante equilibrio fra tragedia e commedia: non a caso l’arrivo del Commendatore nel finale, si è rivelato particolarmente infelice nella sua realizzazione e i “no” ripetuti che nella partitura mozartiana sono amplificati da un’orchestra scura, incombente, semplicemente recitati hanno perso il loro significato “eroico”, quella determinazione di Don Giovanni di non cedere che ne ha fatto a suo modo un eroe romantico. Un Don Giovanni, insomma, da dimenticare.

Bravi comunque gli attori: accanto a Cirillo, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta, Irene Ciani, Francesco Petruzzelli, Rosario Giglio.