Andrea Lucchesini sfida i secoli alla Gog

È un cosmopolita del pianoforte Andrea Lucchesini, celebre concertista, accademico di Santa Cecilia e direttore artistico degli Amici della Musica di Firenze. E lo è non solo per le esibizioni e le masterclass tenute in tutto il mondo, ma nel senso più filosofico del termine, alla Leibniz e Kagame: un cittadino del mondo che riesce a rompere i lacci delle culture popolari e ad imprimere una universalità alla musica che i più ambiscono solo a sfiorare. Così è  naturalmente accaduto anche alla Gog, nella serata di lunedì 13 gennaio davanti a un folto pubblico seppure non da tutto esaurito come avrebbe meritato.

Programma ricchissimo che sfida i secoli da Chopin a Berio (separati da ben 115 anni come scrive Giulio Odero nel programma di sala) e che riunisce varie bandiere passando per Liszt e i  due (acclamati a lungo) bis targati Chopin e Schubert.

Gioiello interpretativo i 6 Encores di Luciano Berio di cui ha annunciato un cambio di ordine da Brin a Wasserklavier e poi la Sonata per eccellenza di Liszt in Si minore da giganti della tecnica e del pensiero che ha raggiunto anche tonalità scabre, ruvide e livide apportando una nuova fisicità ad alcuni nuclei tematici decisamente personale e poi ancora la Sequenza IV per pianoforte di Berio in alternanza questa volta a tutti i 24 Preludi di Chopin Op 28, come è ormai largamente d’uso fare nelle sale da concerto.

Al pubblico piace soprattutto l’interpretazione del 6 Encores di Berio, che trasportano l’ascoltatore nelle sonorità del nostro tempo arrivando a sprofondare talvolta negli abissi dell’onirico. Del resto Lucchesini riesce a toccare i rari elementi di tangenza al pianismo di Schubert  e di Brahms andando a trasfigurarli con tutta la vitalità del linguaggio ritmico e di nuove armonie. Note a cascata, cromatismi, risonanze, oscillazioni estreme prendono così un nuovo equilibrio.

La Sonata in Si minore S178 di Liszt porta con sé i virtuosismi del paesaggi di ottava e i colori debordanti che annunciano quel gigantismo del pianoforte e quell’espressivita’ unica nella storia della musica, al di fuori del suo autore. Senso filologico e tecnica qui predominano, con un rigore difficile da ascoltare live.

Si passa poi, dopo un breve intervallo, ai lavori esplorativi di Berio per eccellenza dove si bilanciano in una sorta di rapporto bidirezionale le sequenze armoniche della tastiera e quella del pedale con un gran sfoggio di luci e di nostalgie. Scorre tra pagine meno note al largo pubblico e classicissimi da concerto tutta la sfilza dei Preludi Op 28 di Chopin, d’un fiato,  dall’Agitato iniziale all’Allegro appassionato dell’ultimo brano. Grande abilità comunicativa soprattutto nel cogliere la grandezza di quelli monotematici che a volte sono resi da altri interpreti con un pizzico di superficialità. Colpiscono per interpretazione il n. 17 e il n.22, anche se il pubblico ama e commenta la pervasivita’ del n.8 e la carica drammatica del n.18.

Lunghi applausi e una citazione di Edoardo Sanguineti da Acrobata, Corollario (1992-1996) sul programma di sala che merita tutta di essere riportata: “Acrobata (s.m) è chi cammina tutto in punta (di piedi): (tale,almeno, è per l’etimo): poi procede, però, naturalmente, tutto in punta di dita, anche, di mani (e in punta di forchetta): e sopra la sua testa: ( e sopra o chiodi  fachireggiando e funamboleggiando): (…).

Prossimi concerti lunedì 20 gennaio alle 20.30 al Teatro Carlo Felice di Genova con The Tallis Scholars (direttore Peter Phillips) e poi lunedì 27 gennaio stessa ora e location per Stuttgart Philharmonic Orchestra con direttrice e pianista Lera Auerbach. Tutte le info su www.gog.it