Eleonora Rossi Drago, la mia madrina. Questo il titolo di un libro scritto dalla giornalista Francesca Camponero, edito da “Il filo d’Arianna” e che verrà presentato al Museo Biblioteca dell’Attore mercoledì prossimo alle ore 17,30. Con l’autrice ci sarà Marco Salotti, già docente di storia del cinema all’Università di Genova.
Eleonora Rossi Drago, pseudonimo di Palmina Omiccioli, era nata a Genova il 23 settembre 1925 ed è morta a Palermo il 2 dicembre 2007. Di lei ricorre dunque il centenario della nascita.
“Eleonora Rossi Drago – spiega la Camponero – è stata una grande attrice, ma ha goduto probabilmente di una popolarità inferiore a quella di tante sue colleghe. Spero che in occasione di questo anniversario possa essere ricordata e valutata per il suo giusta valore”.
Il libro è un viaggio nella personalità e nell’arte dell’attrice vista però da due angolazioni differenti, quello personale, familiare nato da un rapporto diretto fra la protagonista della biografia e l’autrice e quello, oggettivo, della carriera.
«Tornando molto indietro nel tempo – ha scritto nel primo capitolo la Camponero – quando avevo otto anni, e si avvicinò il momento della prima Comunione e Cresima (a quel tempo i due sacramenti si ricevevano praticamente insieme), mia madre si mise in testa che la mia madrina doveva essere l’attrice Eleonora Rossi Drago e fece di tutto perché ciò accadesse.
La mamma aveva conosciuto la nota attrice quando era venuta a Genova, sua città natale, per una pièce teatrale molto particolare, la commedia Shocking di Brunello insieme a un’altra attrice genovese, Olga Villi. La mamma, accanita fan della Rossi Drago, era stata a vedere lo spettacolo assieme alla sorella. Quando finì le due si erano precipitate nel camerino dell’artista per chiederle un autografo. Mentre erano in coda ebbero modo di conoscere una donna che diceva di essere la sorella di Eleonora e di chiamarsi Luisa. Arrivate al camerino dell’attrice mia madre e mia zia oltre all’autografo si presero anche un bacio per gentile concessione della divina che alla richiesta delle due aveva risposto con un simpatico: “Ma certamente!” regalando anche uno stampo di rossetto sulla guancia di ognuna.
Tornate a casa felici come due pasque, per mia madre quanto era accaduto non poteva e non doveva finire lì. Approfittando della conoscenza della sedicente sorella di Eleonora e del fatto che di questa conosceva il vero cognome, la mamma il giorno dopo trovò il coraggio di cercare sull’elenco del telefono il numero di Luisa Omiccioli e di chiamarla per complimentarsi ancora per la bravura…. Ma a quel punto scoprì che la Luisa che rispondeva alla cornetta non era la sorella dell’attrice bensì la madre, che smentendo che questa avesse una sorella fu in ogni caso contenta dei complimenti per la figlia: “Grazie signora, lei è davvero gentile, io purtroppo non ce la faccio più ad andare a vedere mia figlia a teatro, sono malata e sola”. Non glielo avesse mai detto! Per la mamma fu l’aggancio per non mollare più la preda per la vita».
In pratica nacque un rapporto di amicizia frale due mamme che in qualche modo interessò anche le figlie. La Rossi Drago accettò dunque di essere madrina della nostra autrice che da allora ne è diventata profonda ammiratrice ed estimatrice.
“La prima parte del libro – racconta dunque la Camponero – è dedicata ai ricordi personali con riferimenti alla vita privata di Eleonora Rossi Drago, i suoi amori, i suoi matrimoni, la figlia, le case di Roma, le interviste. Nella mia ricerca ho anche coinvolto i nipoti, figli della figlia di Eleonora, che mi hanno dato con entusiasmo un grande aiuto. La seconda invece propone una raccolta di recensioni dei grandi film di cui l’attrice è stata protagonista, da Sensualità del 1952 di Clemente Fracassi a La tratta delle bianche del 1953 di Comencini da Le amiche del 1955 di Michelangelo Antonioni a Vacanze d’inverno del 1959 con Alberto Sordi fino a Se permettete parliamo di donne del 1964 di Ettore Scola con Vittorio Gassman.
Senza dimenticare, naturalmente, il rapporto con Visconti per Zio Vanja e la partecipazione alla popolarissima serie TV La cittadella con Alberto Lupo nel 1964.
La carriera si chiuse nel 1970 con il film di Sergio Bergonzelli Nelle pieghe della carne.

Era all’epoca una delle attrici più famose. Eppure, scrive la Camponero, è stata quasi dimenticata: «Eppure, nessuno conosce Eleonora Rossi Drago, dimenticata da molti forse a causa del suo esilio auto-imposto a Palermo, dove viveva con il secondo marito Domenico La Cavera da più di trent’anni, rifiutandosi ostinatamente di farsi vedere in pubblico, di farsi fotografare e di rilasciare interviste. Un po’ come la Garbo, sembrò voler prendere le distanze dai suoi giorni di gloria, e dall’immagine che aveva di quei tempi.
Ma negli anni Cinquanta era una star, una delle cinque attrici più apprezzate in Italia in quel decennio, era probabilmente anche l’attrice più bella del cinema italiano, un volto fatto apposta per il grande schermo. Ma a differenza di Loren o Lollobrigida, non ha mai realizzato un film americano (a meno che non si consideri il film che ha fatto con John Huston — ma questo è arrivato tardi, il suo ruolo non era grande ed era comunque uno Huston minore). Potremmo anche dire che a differenza della Loren o della Lollobrigida, Eleonora non era “chiaramente” mediterranea, non possedeva quei tratti meridionalisti che Hollywood in quegli anni cercava: alta, aristocratica e un po’ appartata non trasmetteva energia e una sessualità immediata e scattante. In più c’erano in lei una certa aura di tristezza, e quella qualità che gli italiani chiamano “eleganza”, che non è solo capacità di indossare bei vestiti, ma un modo di essere. Era quella che si definisce una donna di classe.
Nei suoi film migliori è di una bellezza così luminosa che ricorda la giovane e radiosa Ingrid Bergman!».
Un libro, insomma, che vale la pena leggere perché ci restituisce le atmosfere di un pezzo di storia del nostro cinema con l’immagine di un’artista che di quel momento storico e culturale è stata una delle maggiori artefici.